"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Bruno Dorigatti, Michele Nardelli, Andrea Rudari *
(13 maggio 2013) Non crediamo si possano definire fisiologiche le fibrillazioni che in questi giorni stanno caratterizzando il centrosinistra autonomista trentino. Ovviamente ci sta che su singole scelte amministrative possano esserci valutazioni diverse, corrispondenti ad altrettante sensibilità, ma ci sono questioni di rilevanza sociale e finanziaria sulle quali non sono ammissibili ombre nel giudizio, né riteniamo accettabili modalità polemiche che rischiano di minare la reciproca fiducia all'interno della coalizione.
Ma ancora più gravi sono a nostro avviso le ripetute uscite di questi giorni che hanno teso ad accreditare l'idea secondo la quale la rinuncia del presidente Alberto Pacher a candidare come leader della coalizione nelle elezioni di ottobre sarebbe il frutto di pesanti eredità lasciate nella gestione della PAT da parte di Lorenzo Dellai.
Al di là della ferma smentita di Pacher che ha definito tutto questo "una cretinata", riteniamo che una simile valutazione sia offensiva per lo stesso presidente in carica, per il nostro lavoro in consiglio e nell'esecutivo, e infine per un percorso di quindici anni di governo che al contrario vogliamo rivendicare e che ci viene riconosciuto da tutte le analisi sul grado di benessere nelle regioni italiane. Non valorizzare l'esperienza di governo che ha contribuito a fare diverso il Trentino sarebbe un grave errore, senza per questo sottacere le contraddizioni e la necessità di apportare cambiamenti che sono d'obbligo in un contesto in continua trasformazione.
Non è una novità che vi siano state diversità di giudizio sul percorso di governo a guida Dellai che hanno percorso trasversalmente la coalizione e i partiti che ne sono stati protagonisti. E questo ha contribuito ad accentuare le divisioni, ad indebolire la coesione e lo spirito coalizionale. Ma questo non ha impedito, anche nei passaggi più delicati che la crisi ha portato con sé, di condividere le scelte più significative.
Anche per questo, i contorni della coalizione del centrosinistra autonomista devono partire da qui, non certo dall'omologazione del quadro politico trentino alle larghe intese nazionali, o dall'apertura dell'attuale maggioranza a partiti o personaggi che hanno descritto il Trentino come in preda al malgoverno e che hanno avversato le più importanti riforme e scelte di indirizzo di questi anni.
La stessa discussione attorno alla questione dello strumento per individuare il candidato ed il programma del centrosinistra autonomista che si vorrebbe affidare a doppie elezioni primarie (di partito e di coalizione), quasi che ogni altra forma di convergenza debba essere considerata antidemocratica, rappresenta una negazione del ruolo dei corpi intermedi fra cittadini ed istituzioni e della politica, la cui crisi non deve affatto portarci ad abbracciare quella cultura plebiscitaria che dell'era berlusconiana è figlia. L'idea che la partecipazione democratica avvenga nel rapporto diretto fra il leader e il cittadino suffraga la solitudine dell'atomizzazione sociale e dello spaesamento. Se il Trentino ha saputo essere diverso è stato anche grazie alla coesione sociale di cui ha saputo dar prova e di cui abbiamo assoluto bisogno per affrontare le difficili prove dei mesi a venire.
Per questo facciamo appello al PD del Trentino e a tutte le componenti del centrosinistra autonomista affinché si lavori insieme per rafforzare le ragioni dell'unità e non della divisione, consapevoli che in gioco non c'è il futuro politico di qualcuno ma il destino di una terra alla quale vogliamo bene.
* Bruno Dorigatti, Michele Nardelli, Andrea Rudari sono consiglieri provinciali del Pd Del Trentino
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