"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Egitto, Brasile, Turchia...

Il Cairo, Piazza Tahrir

(3 luglio 2013) Il leader riformista Mohamed El Baradei, il gran imam della moschea e università islamica di Al-Azhar e il papa copto hanno incontrato il generale Abdel-Fattah el-Sissi, capo dell'esercito, che in precedenza aveva incontrato gli alti vertici militari. Il tema era la road map politica per l'Egitto. Lo ha annunciato Khaled Daoud, portavoce del Fronte di salvezza nazionale, principale partito di opposizione egiziano di cui El Baradei è alla guida.

Quello che si profila in queste ore per l'Egitto è uno strano golpe. L'apparizione delle massime autorità morali del paese alla TV di Stato avrebbe dunque il sapore di una sorta di ampia legittimazione popolare dell'intervento dell'esercito nel presidiare i nodi strategici della capitale egiziana.

Piazza Tahrir è colma di milioni di persone che nei fatti hanno tolto il consenso assegnato solo un anno fa ai Fratelli Mussulmani, dimostratisi in questi  mesi largamente incapaci di costruire un progetto di coesione nazionale e politica.

Sono tempi strani. Quello che accade in Turchia, in Brasile e ora in Egitto ha qualcosa in comune e non credo facilmente inquadrabile negli schemi precedenti. In fondo non così estraneo alle forme di espressione che abbiamo conosciuto in Occidente a fronte di una politica che fatica a dare rappresentazione ad un tempo nuovo, ferma com'è alle categorie nel secolo scorso.

 

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