"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Giorgio Rigotti
(1 agosto 2013) Non è poi così complicato come sembra quel che sta succedendo nel Pd del Trentino. Una prima chiave di lettura la dà (astuzia della storia) Luca Zeni: "La politica è fatta di simboli". Non del bisogno personale di trovare risposte collettive ai problemi posti dall'ordinamento sociale. Non il lavoro quotidiano, costante, paziente: il cambiare il mondo. Il simbolo, invece, cioè il consenso. Non è una novità, è il paradigma di Berlusconi e della preminenza della comunicazione sui contenuti. Vittoria, sconfitta, immagine. Azzerare, chiede la piazza (mediatica?). Tagliare teste, sensibilità, storia, tanto che c'entrano col futuro? E, simbolicamente, sono delle icone.
Un'altra chiave ce la dà Donata Borgonovo Re che si candida a governare il Trentino perché "spinta dagli amici e tirata dai parenti". Ora, questa non è una critica ai miei amici - che mi piacciono così come sono - ma certo penso che le vie del Signore sono infinite, alle volte le ambizioni dell'uomo sono veramente il motore della storia. Il dibattito collettivo, la sua sintesi che si fa negli anni e con l'aiuto dei dirigenti (si chiamano così per questo), la costruzione paziente di un progetto fatto di persone e con le persone tra le quali scegliere il miglior rappresentante, il confronto con la coalizione che è ricerca e conflitto, le persone che hanno guidato il percorso vincente, come alle politiche... tutto ciò è vecchiume di fronte ad una candidatura che si pone con passione. Anzi, è misconoscimento della passione. Legame alla poltrona, apparato, burocratismo. Non è una novità. La politica da quando è diventata prodotto da vendere è propagandata dagli spot e dalle gag, non dalla vita vissuta.
Più illuminante ancora è la chiave che ci offre Vincenzo Calì che propone alla Borgonovo Re di fare una lista dichiaratamente di opposizione: esattamente il compito del primo partito del Trentino. Altro che sparigliare! Sospettavamo di una certa subalternità nella sinistra, ma una definizione così compiuta e definitiva entrerà nei libri di testo.
Ma la chiave definitiva è quella di Lucia Crepaz che si iscrive al Pd scegliendo, tra tutte, la carica di segretario. Nessuno, nella storia politica, aveva osato tanto. Persino Berlusconi, prima, aveva lavorato per farsi il suo partito. A me pare chiaro che non esistono cittadini consapevoli, liberi e protagonisti se non possono scegliere il loro segretario. Anche il Papa non è più scelto direttamente da Dio.
C'è un ribaltamento ingiusto: i protagonisti veri, i militanti che cercano di fare il partito tutti i giorni sul lavoro e nel proprio ambiente; i dirigenti (magari scelti con voto) che lavorano sottotraccia per dare strumenti e aiutare la crescita collettiva; le persone senza voce né ascolto che lavorano o no, ma sperano di avere un futuro e sono in apprensione...questi non si vedono o sono accusati di non aver fatto il socialismo. I protagonisti vocianti, quegli sugli scudi - propri e degli altri - quelli che sanno come fare: loro sono il nuovo che rompe la stagnazione della palude. E' un mondo ribaltato, il Novecento è rottamato: allora erano i "congiurati" che lavoravano nell'ombra.
Giorgio Rigotti, Santa Massenza
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