"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Verrà trasmesso domenica 11 agosto 2013, ore 9.45 su Rai Tre a diffusione regionale, nell'ambito del programma "Tapis roulant", il reportage di Paola Rosà e Antonio Senter "Lampedusa approdo sicuro".
Il filmato, girato dal 12 al 16 aprile scorso durante il viaggio organizzato dal Comitato Non laviamocene le mani in collaborazione con Forum trentino per la pace e i diritti umani e Museo della Guerra di Rovereto, che ha portato a Lampedusa la classe 5a B informatica dell'Istituto "Marconi" di Rovereto, restituisce le voci dei lampedusani che ai ragazzi raccontano i veri problemi dell'isola. Un road-movie in presa diretta, fotografia di Antonio Senter e montaggio di Paola Rosà, per ascoltare il sindaco Giusi Nicolini, il comandante della guardia costiera Giuseppe Cannarile, il parroco don Stefano Nastasi, la coordinatrice della riserva naturale Elena Prazzi, l'avvocato Paola La Rosa, e guardare alla frontiera meridionale d'Europa con occhi diversi.
Perché due alpinisti dispersi sotto una valanga fanno più rumore di cento annegati al largo della Libia? Perché i soccorsi in montagna suscitano empatia personale e mediatica mentre le rischiose operazioni di salvataggio in mare vengono liquidate come "sbarchi di clandestini"? Perché i troppi naufragi che hanno trasformato in cimitero la frontiera meridionale d'Europa, il Mediterraneo, continuano a ripetersi in silenzio, come se non ci riguardassero?
È sembrato chiederselo - e chiedercelo - anche Papa Francesco, in occasione della sua visita a Lampedusa il mese scorso. E se lo sono chiesti i volontari del Comitato Non laviamocene le mani, che da due anni accompagnano i rifugiati accolti in Trentino in un percorso di accoglienza concreta, spontanea e del tutto volontaria.
Sulla traccia di un gemellaggio fra soccorso alpino e soccorso in mare, per scardinare l'impostazione dell'emergenza, per capovolgere la prospettiva del noi e loro, indagando non tanto il diritto di asilo quanto il nostro dovere del soccorso, il viaggio di ricognizione diretta a Lampedusa, ideato e organizzato dal Comitato Non laviamocene le mani, ha visto lo scorso aprile i ragazzi della classe 5a B informatica dell'Istituto "Marconi" di Rovereto farsi "inviati speciali sul posto".
Per vedere, incontrare, capire e raccontare una realtà così spesso sotto la luce distorta dei riflettori, i ragazzi hanno incontrato il comandante della Guardia Costiera, il sindaco, il parroco, la direttrice della Riserva di Legambiente, avvocati e verdurai, pescatori e volontari, sono stati al cimitero e in spiaggia, su una motovedetta e al ristorante, e hanno raccolto impressioni, foto, racconti. "Abbiamo visto con i nostri occhi e ora possiamo dire che quello che si dice di Lampedusa non è tutta la verità". "Il comandante Cannarile ci ha detto che non bisogna parlare di sbarchi, quello che succede è che gli uomini della Guardia Costiera rispondono agli sos e vanno a recuperare i naufraghi anche a cento miglia dalla costa".
Il viaggio, realizzato grazie al sostegno di Assessorato provinciale all'Istruzione, Presidenza della Regione, Assessorato alla Cultura della Comunità della Vallagarina, Comune di Rovereto, e alla collaborazione di Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani e Museo della Guerra di Rovereto, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio provinciale e del Comune di Lampedusa e Linosa, è solo la prima tappa di un percorso pensato come omaggio alla generosità di una minuscola isola "in cui passa il confine di tutta l'Europa". Un primo frutto del progetto è un libretto di 48 pagine edito dal Museo della Guerra di Rovereto. Il reportage video di Paola Rosà e Antonio Senter è allegato in omaggio alla pubblicazione.
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