"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Il PD di Novara. Perché no agli F35

F35

(agosto 2013) Riporto un interessante documento elaborato dal PD novarese sulla questione F35. La provincia di Novara è l'area interessata per l'assemblaggio dei cacciabombardieri e molto si è detto, fra i fautori di questa scelta, sulle ricadute sull'economia. Vecchi argomenti, triti e ritriti, ma ora anche demoliti da questa analisi, puntuale e stringente. 

Documento d'analisi e d'indirizzo sul sistema d'arma F-35 del Coordinamento del Partito Democratico di Novara

Premesso

- che ogni modello di difesa nazionale deve uniformarsi ai dettami ed ai contenuti della Costituzione italiana vigente, in modo particolare agli articoli 11 e 52 nonché alla sentenza della Corte Costituzionale n. 164/85 ed alla Legge 331/2000 con relativi decreti operativi.

- che non è più rinviabile l'impostazione di una politica estera e di sicurezza a livello europeo, presupposto,  all'unione monetaria, di una vera unione politica;

- che occorre operare per la costruzione di una Difesa europea integrata in grado, da una parte di razionalizzare i costi nel settore dei singoli Stati liberando ingenti risorse da impegnare nello sviluppo e nello stato sociale e, dall'altra di creare uno strumento che, pur nel rispetto degli attuali accordi internazionali, sia in grado di operare in piena autonomia per assicurare "pace e giustizia fra le Nazioni" sotto l'egida delle "organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo";

- che in questo quadro vanno fatte diverse valutazioni in ordine alla revisione dello strumento militare italiano rendendolo comunque sostenibile,  senza  intaccarne pesantemente l'efficacia operativa;

- che le mozioni recentemente approvate alla Camera ed al Senato vanno verso un periodo di profonda riflessione di sei mesi e non hanno dato nessun via libera definitivo al programma visto nella sua globalità, ancorché restino ambiguità sulla  precisa entità numerica degli acquisti  già effettuati  e programmati;

- che l'inizio del primo assemblaggio alla FACO di Cameri è una pura coincidenza temporale dovuta ai contratti già siglati per una parte non significativa dell'intero programma;

Preso atto

- Che in questa ottica si rende necessario prevedere il rinnovo e l'acquisizione di mezzi e sistemi d'arma funzionali a garantire il sistema di difesa nazionale con tutte le ricadute industriali, tecnologiche ed occupazionali prevedibili.

- Che la nostra Marina e la nostra Aeronautica hanno in servizio velivoli a fine vita operativa (Tornado, AMX, HARRIER II) pari a circa il 60% del comparto, con costi crescenti di manutenzione e sicurezza di volo. Anche con le rispettive release, comunque costose, i tempi di dismissione di tali velivoli sarebbero a breve.

- Che l'Italia, assieme ad altri Paesi (Regno unito, Olanda, Canada, Turchia, Australia, Norvegia, Danimarca) ha partecipato al programma USA "JSF", detto F-35, progettato dalla ditta Lockheed Martin. 

- Che la partecipazione al progetto, come correttamente sempre espresso dagli USA, deve essere inteso come un "valore aggiunto" e non una collaborazione.

- Che questa partecipazione allo sviluppo del programma è costata più di un miliardo di euro senza una nostra effettiva collaborazione.

- Che, grazie alla promessa di acquisizione di 131 F-35, ci veniva concessa la linea di assemblaggio (FACO) a Cameri.

- Che la FACO di Cameri doveva in origine assemblare i velivoli di Italia ed Olanda.

- Che la FACO di Cameri è un ulteriore investimento di circa un miliardo di euro.  

Considerato

- Che il sistema d'arma F-35 LT II (dopo 15 anni) è ancora in fase di sviluppo e non operativo, è un cacciabombardiere statunitense. I suoi dati salienti sono: monomotore, monoposto, supersonico, dotato di caratteristiche tecniche avanzate, sistemi sofisticati d'integrazione dei sensori di bordo (sensor fusion), scambio dati informatizzato (sistema netcentrico) e bassissima visibilità (stealthness). Le sue specificità concettuali e tecniche lo rendono particolarmente adatto a missioni di proiezione in scenari d'attacco di precisione sia contro obiettivi strategici, sia a supporto delle operazioni di terra. Si tratta, quindi, di un aereo con funzioni esclusivamente d'attacco, ma scarsamente deterrente in caso di difesa da attacco nemico.

- Che F-35 nasce dalle richieste del Pentagono (USA) di dotare le flotte dei caccia da combattimento delle proprie forze armate di un unico velivolo ed è progettato e costruito dalla Lockheed Martin A Fort Worth negli Stati Uniti d'America.

- Che l'Italia, assieme alle principali Nazioni europee(Germania, Regno Unito, Spagna, Italia), sulla scia del programma Tornado, partecipa già all'Eurofighter 2000 (EF-2000), programma europeo per un velivolo avanzato da difesa con ottime e non sfruttate caratteristiche d'attacco che integra le capacità di ricerca, finanziarie ed industriali dei principali Paesi europei, con un'alta quota di partecipazione italiana (16-25%) e conseguente ricaduta di sviluppo tecnologico anche sul settore civile nonché di salvaguardia del dato occupazionale. 

- Che l'Italia partecipa solo finanziariamente alla ricerca ed al progetto F-35 senza avere accesso alla tecnologia sottesa.

- Che le ricadute tecnologiche saranno scarse e non significative. 

- Che la ricaduta occupazionale per il Novarese, specialmente per i Comuni di Bellinzago e Cameri, sbandierata in almeno 15/20mila occupati stabili per almeno 20 anni, si è prudentemente sgonfiata a meno di un decimo della cifra di partenza, indotto compreso, nei momenti di picco e non in modo permanente: ciò a fronte di un presunto investimento che equivale ad una finanziaria di assestamento dei conti pubblici! Si sono quindi create tra la popolazione, tra i disoccupati, tra chi cerca il primo impiego aspettative che difficilmente potranno essere esaudite. A oggi infatti il risultato è prossimo allo zero. PDL e Lega, nel tentativo di creare una macchina del consenso in funzione elettoralistica immediata, stanno ancora una volta illudendo i cittadini lucrando sul bisogno primario del lavoro.

- Che il polo Alenia del torinese e lombardo stanno vivendo momenti di tensione occupazionale e cassa integrazione per diverse migliaia di addetti. Questo peserà ulteriormente sulla effettiva (ed eventuale) ricaduta occupazionale sul territorio novarese vista l'alta professionalità, comunque richiesta, che Alenia ha già disponibile in house. 

- Che gli F-35 vengono progettati e costruiti negli Usa. In Italia, a Cameri, infatti, non si costruirebbero gli F35. Verrebbero semplicemente assemblati quelli acquistati da Italia ed Olanda, paese che ha recentemente congelato l'acquisto previsto mantenendo solo due prototipi e aggiornando, invece, il programma precedente F-16. Altri clienti di lancio del sistema d'arma si stanno sfilando dalla commessa: la Gran Bretagna ridurrà l'acquisto dai 130 esemplari previsti a 48/66; il Canada ha annullato l'ordine e farà una gara cui parteciperanno anche EFA e Rafale; la Norvegia ha posto prima seri ostacoli al via libera dei 48 velivoli opzionati e poi ha praticamente annullato l'ordinativo chiedendo di ridiscutere le contropartite per risedersi, eventualmente, al tavolo delle trattative; la Turchia ha messo in standby l'intera commessa di 116 velivoli; addirittura Israele ne conferma solo 20 su 100, ma con una speciale versione in gran parte progettata e costruita in house; la Danimarca dagli 85 previsti scende a 25.

- Che la linea d'assemblaggio (FACO) di Cameri esaurirà comunque le sue capacità produttive entro 15 anni se gli acquisti/opzioni d'acquisto restano gli attuali ed ipotetici 90/140 velivoli di Italia e Olanda; che la FACO di Cameri è comunque sovradimensionata rispetto alle necessità produttive; chela sua trasformazione in centro europeo di manutenzione delle flotte di F-35 (MRO&U) non è un passaggio automatico: a tutt'oggi non c'è alcun accordo siglato in tal senso con la Lockheed Martin e con gli USA; la prima, infatti, vuole gestire in proprio la manutenzione e la revisione dei velivoli che è la parte più lucrativa del progetto; i secondi non rilasciano, per precisi atti legislativi del Senato americano, non hanno sinora mai rilasciato nullaosta USA per esportare tecnologia; questo comporterà notevoli riflessi di contrazione sull'occupazione prevista, malgrado quanto sbandierato in questi anni.

- Che questo implica che sulla parte tecnologica del velivolo (il 90% dei reali costi) potranno intervenire solo gli USA. In estrema sintesi noi dovremmo acquisire un sistema d'arma su cui non abbiamo "sovranità" d'intervento, ma la cui "sovranità" sta altrove, presso un altro Stato, seppure alleato ed amico, con tutte le implicanze di security e intelligence sul nostro sistema di difesa nazionale.

- Che il costo per unità è in continua lievitazione ed è attualmente stimato in oltre 130 milioni di dollari a velivolo cioè 100 milioni di euro cadauno. Gli studi presumono un costo raddoppiato entro il 2018.

- Che il costo stimato per l'Italia è attualmente sui 15 miliardi di euro e a causa dei ritardi non potrà che lievitare sino al possibile raddoppio alla data teorica di operatività del sistema d'arma (2018).

- Che le tecnologie d'avanguardia alla base del progetto sono definite dagli stessi Enti ufficiali USA ancora "non mature" e questo aspetto pesa sull'affidabilità del velivolo.

- Che le prove di volo, iniziate nel 2000, hanno evidenziato notevoli problemi tecnici che, non essendo stati risolti, pregiudicano una vera produzione di serie del velivolo.

- Che a tutt'oggi non sappiamo quanto possa costare la gestione degli F-35 rispetto a quella della flotta attuale e di EFA in particolare.

- Che siamo in completa assenza di una previsione di spesa per supportare la flotta degli F-35 nei prossimi 30 anni per far fronte agli aggiornamenti di configurazione che sono obbligatori per non uscire dall'organizzazione logistico-manutentiva del programma.

Che di conseguenza il rischio che tutta l'operazione si risolva in pura perdita è notevole

Tutto ciò premesso e considerato che l'Italia è già inserita nel progetto Eurofighter (EF 2000), naturale evoluzione di un' integrazione delle forze armate europee, appare politicamente, strategicamente e finanziariamente errato l'acquisto del sistema d'arma F35, vista l'oggettiva concorrenzialità tra le due macchine. Infatti altre sono le carenze delle nostre Forze Armate per la difesa del Paese e per supportare i nuovi scenari di guerra asimmetrica in atto: un sistema logistico e di comando efficiente, veicoli di trasporto e ricognizione che non mettano costantemente in pericolo le vite dei nostri soldati in missione, l'appoggio tecnologico ed integrato interarma ai combattenti di terra, l'appoggio ed il dominio aereo derivante da elicotteri, da velivoli leggeri di ricognizione e supporto e, soprattutto, da droni evoluti. Si deve investire meglio nell'addestramento permanente del personale e nello studio strategico e tattico sui nuovi scenari geopolitici di difesa e di intervento, sulla comprensione della loro diversa dimensione antropologica, storica, politica, culturale e religiosa e della conseguente necessaria flessibilità di adattamento ad essi del mezzo militare.

E inoltre considerato

- Che se solo il 50% della somma prevista per l'acquisto degli F35 venisse usata per le reali emergenze italiane (cioè sostegno alle PMI, interventi sul dissesto idrogeologico e bonifica ambientale, riqualificazione e messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti, interventi infrastrutturali ad impatto ambientale minimo, messa in sicurezza degli impianti industriali obsoleti, sostegno allo stato sociale, ricerca, scuola, giustizia, sanità, formazione e sicurezza) ci sarebbero ricadute di investimenti privati a moltiplicatore e il conseguente sviluppo occupazionale con il recupero di quote importanti della attuale disoccupazione ed un'implementazione delle possibilità lavorative e, in generale, dello sviluppo dell'economia del Paese.

- Che l'acquisto degli F35, la cui necessità non è provata né dal punto di vista tecnico, economico ed occupazionale né dal punto di vista della nostra partecipazione a trattati internazionali porterebbe invece ulteriori problemi di gestione di bilancio complessivo dello Stato.

- Che ad oggi i velivoli di cui esiste un effettivo contratto d'acquisto sono tre; sono state inoltre acquistati componenti per circa altri otto velivoli.

- Che nessuna penale è prevista in caso di mancato acquisto dei successivi velivoli.

- Che, nell'ambito della discussione aperta in Parlamento e nel Paese, devono essere affrontati e risolti alcuni nodi derivanti dall'impatto di questo sistema d'arma su gli articoli 11 e 52 della nostra Costituzione e la Legge 331/2000 con i decreti operativi conseguenti.

Per questi motivi, sulla base delle informazioni ad oggi possedute, il Coordinamento Provinciale di Novara del PD ritiene di porre alla discussione degli iscritti del PD novarese l'analisi sopra riportata con le sintesi e specifiche seguenti:

1. che l'acquisto del sistema d'arma F35 sia

- non confacente dal punto di vista economico e finanziario;

- non confacente per la ricaduta tecnologica;

- non confacente dallo stesso punto di vista militare avendo già operativi sistemi di pari livello e di produzione europea e nazionale;

- senza reali contropartite e ricadute industriali e tecnologiche rispetto agli investimenti per l'acquisto e per la successiva onerosa manutenzione ed implementazione;

- contrario agli interessi di prospettiva di difesa integrata italiana ed europea.

Di conseguenza si invitano

- i nostri rappresentanti parlamentari ad attuare, anche a seguito delle recenti mozioni approvate alla Camera ed al Senato che mettono un primo punto fermo al tema e permettono un approfondimento di sei mesi, un'operazione di trasparenza e di informazione al Paese sui costi reali dell'operazione d'acquisto, di uso e di anutenzione degli F-35 sulla base di dati certi, verificabili ed accessibili a tutti i portatori d'interessi territoriali: associazioni, sindacati, partiti, istituzioni.

- I nostri rappresentanti nelle Amministrazioni ed i nostri responsabili di circolo, con il supporto della Commissione temporanea assembleare F-35 del PD novarese, a porre il tema F-35 inquadrato nel sistema integrato di difesa europeo come uno dei temi che non possono non essere affrontati considerando che a dicembre il Consiglio europeo affronterà proprio il tema della Difesa europea e tutti i Paesi dell'unione saranno chiamati a trovare le giuste convergenze dovendo necessariamente puntare all'obiettivo, in questo momento di difficoltà finanziarie generali, di razionalizzare l'utilizzo delle risorse disponibili, privilegiando la ricerca e la produzione nei Paesi europei.

Il PD novarese chiede, inoltre, che durante e dopo questo semestre di riflessione ed indagine sul sistema d'arma F-35, il PD nazionale si pronunci in modo definitivo, nelle sedi politiche e parlamentari sul programma F-35, sull'uscita dal programma stesso o sul suo eventuale forte ridimensionamento, compatibilmente con gli impegni già contrattualmente assunti, coinvolgendo le strutture territoriali del Partito: in modo particolare il PD novarese ai diversi livelli e la sua Commissione speciale F-35 che sono in grado, per il lavoro collegialmente approntato in questi ultimi tre anni, di dare il proprio autorevole contributo politico e tecnico in materia essendo espressioni del territorio interessato direttamente dal problema.

Giuseppe Cremona Segretario provinciale PD Novara

Salvatore Volpe Presidente Assemblea provinciale PD Novara

Giovanni Pisone Presidente Commissione Speciale F-35 PD Novara

 

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