"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Michele Nardelli
Il successo del centrosinistra autonomista e del PD del Trentino è stato netto e questo ha confermato il valore dell'anomalia politica di questa terra. Era questa la partita vera di queste elezioni e tutto il resto va in secondo piano.
Certo, contavano le proporzioni del risultato (il PATT viene premiato oltre misura) e la composizione della compagine di maggioranza, aspetti non trascurabili che in qualche modo peseranno nella legislatura, ma voglio immaginare che le cose importanti e innovative che si sono realizzate negli anni troveranno conferma e continuità, mentre si sapranno mettere da parte le mediocrità. Almeno questo è l'auspicio.
Come ho continuato a dire nel corso della campagna elettorale, la prossima legislatura sarà particolarmente difficile e richiederà originalità di pensiero e di proposta progettuale di cui pure abbiamo scritto nei nostri programmi che, mi auguro, non rimangano parole al vento.
Poi sappiamo che le buone idee camminano sulle gambe delle persone e quindi l'augurio è che quel lavoro collettivo che è mancato nel corso della legislatura scorsa, tanto nella maggioranza come nel gruppo consiliare del Partito Democratico del Trentino, possa nei prossimi cinque anni trovare la necessaria attenzione.
Spero altresì (anzi ne sono certo) che le linee di lavoro che ho personalmente costruito possano trovare piena cittadinanza e continuità di impegno, presidiando le leggi realizzate e tutto il resto.
Le sensibilità politiche alle quali ho cercato di dare espressione richiederanno ambiti di lavoro non necessariamente riconducibili all'attività consiliare. Parlo dell'impegno per la pace, affinché quest'ambito non sia preda della maniera o del manicheismo; investono l'approccio territoriale ed europeo che dovrebbe avere il pensiero nonché le forme dell'agire politico; hanno a che fare anche con le proprie scelte di vita ora che il "darsi il tempo" può forse trovare un po' più di coerenza.
Lo credevo prima dell'esito elettorale e lo penso ancor più oggi: la crisi della politica richiede un cambio profondo che investe i paradigmi, la capacità di comprendere i processi del reale e di interagire con le interdipendenze; l'interrogarsi sulla devastante cultura plebiscitaria che ha reso oltremodo acuta la solitudine degli individui e ha cambiato fortemente la natura dei corpi intermedi; l'elaborazione del proprio tempo e il valore del passare la mano.
In tutto questo andrà il mio impegno, nelle forme un po' più distese che deciderò di darmi, riprendendo il piacere (e la profondità) dello sguardo strabico e del sapersi meravigliare di fronte alla bellezza, all'intelligenza e alla sensibilità che a guardar bene ogni situazione può offrire.
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