"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
(30 ottobre 2013) Il day after mi scombussola un po'. Le telefonate e i messaggi di stima fanno piacere ma la sconfitta personale brucia, non ci sono attenuanti. Molte le giustificazioni, certo. Potrei elencarle una ad una, ma il dato di fondo è che almeno la metà delle persone che mi avevano dato la loro fiducia cinque anni fa hanno scelto di togliermela. Nel 2008 avevo preso 2.599 preferenze, domenica scorsa sono diventate 1.911. Cinque anni di lavoro in Consiglio Provinciale, le leggi importanti che ho portato a casa, le iniziative ambientali, il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani credo che un po' di voti nuovi siano venuti e allora questo significa che più della metà delle persone che mi avevano dato fiducia cinque anni fa non si sono sentite ben rappresentate.
Eppure so di aver lavorato senza risparmio, di aver realizzato buone leggi (fra le più rilevanti di iniziativa consiliare) che investono l'economia locale, l'ambiente, la cultura, la democrazia digitale... Ho difeso forse più di ogni altro rappresentante istituzionale l'acqua pubblica o il territorio... Ho dato una nuova impronta all'impegno per la pace e i dritti umani... E allora? Sul piano politico il mio profilo è stato, lo dico senza falsa modestia, di alto profilo, riconosciuto da alleati e da avversari... E dunque? Ho costruito spazi inediti di confronto politico (parlo di "Politica responsabile") che hanno almeno cercato di coprire un vuoto che la politica non sapeva o voleva abitare... ed un profilo politico territoriale ed europeo che provava ad offrire una possibile via d'uscita rispetto alla crisi irreversibile dei partiti nazionali ormai fuori scala... Meglio il basso profilo? Mi sono dato uno strumento rigoroso di informazione e di cronaca come un blog quotidiano scrivendo nel dettaglio tutto quel che andavo facendo... Non conta nulla?
Si potrebbe obiettare che tutto questo non è stato recepito. Ma allora dove pensavano di essere le centinaia di persone che affollavano il Teatro sociale per il "Café Sinan Pascià", o per "Come in giostra volar..." o, ancora, per l'incontro sull'Ulisse venuto dai Balcani con Vinicio Capossela... Da che idea potesse venire il "Café de la Paix"... O da quale elaborazione potessero venire le normative approvate sulle filiere corte, sull'animazione territoriale o sul fondo regionale per lo sviluppo...
Certo, il mio rapporto con i media non è mai stato granché, ma non lo era certamente nemmeno cinque anni fa. Non ero e non sono uso mercanteggiare pettegolezzi, ma quanti consiglieri uscenti potevano mettere sul piatto della bilancia una serie di editoriali che parlavano delle proprie leggi o intere pagine culturali. Evidentemente tutto questo non conta per un elettorato diventato ormai uguale alla politica che biasima.
Perché forse è proprio questa la spiegazione. La nostra gente preferisce e sceglie i messaggi forti non i "pensieri di mezzo", che invece considera compromissori, proiettando le proprie frustrazioni quotidiane sulla sfera delle parole radicali. Così si possono spiegare le rottamazioni, i "senza se e senza ma" (quando la realtà è fatta di prevalentemente di sfumature), il voto nostalgico o il voto donna, il voto territoriale che allude allo scambio, l'appartenenza ideologica nel voto cattolico o laico che sia. Insomma ci stiamo talebanizzando nella sfera pubblica per poi diventare meschini tiratori di giacchette in quella privata.
E non parlo degli altri, parlo di noi. Di quell'anomalia politica che pure ho difeso e che ha permesso a questa terra di essere comunque diversa. Forse è l'amarezza a parlare per me e so bene che questo voto indica anche molto altro. Ma ho bisogno di capire. Per decidere se cercare ancora o fare altro.
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