"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Carissimo Michele,
in questo periodo ho spesso pensato a quanto ti anzi ci è successo, perché credo che gli amici e le comunità che ti hanno conosciuto possono dirsi tali solo se condividono, anche in minima parte, questi momenti. Altrimenti il rischio è quello di fare delle nostre esistenze solo lettere (chiacchiere) morte.
Sottoscrivo quando dici che esiste una talebanizzazione nelle parole e nell'azione politica che è in atto e temo che anche questa forma idolatrica sia una nuova tentazione di ridurre l'uomo. Allora si rende necessario, come ci insegni, frequentare i "pensieri di mezzo", anche se ciò è quanto mai inattuale, faticoso, fatto di tempo, incontri e studio, e mai come ora così necessari.
Dalla lettura e discussione delle tue riflessioni, che puntualmente inserisci nel blog, abbiamo sentito l'esigenza di cambiare paradigma e da questa persuasione è nata FARE POLITICA, un piccolo network politico culturale con una visione "territoriale ed europea", che intende abitare questi pensieri di mezzo e che ha nella formazione e nella costruzione dell'Europa la propria vocazione.
In questo periodo stavamo riflettendo sul bisogno di attivare dei percorsi formativi a partire dalla tua bozza Nuovi sguardi, che mi mandasti tempo addietro. Magari coinvolgendo anche altri.
Il mio papà mi racconta sempre degli inizi politici familiari; di come il medico condotto del paese, socialista, si batté per portare la luce elettrica nelle stalle... dove i braccianti e i contadini dopo aver faticato nei campi, alla sera avevano la possibilità di riunirsi. Mio padre, allora molto piccolo, seguiva suo padre in queste riunioni e tutta la comunità del paese di allora ha identificato, in quel gesto "concreto" del portare la luce nelle stalle, il socialismo. Credo che anche Pino Ferraris e Vittorio Foa sarebbero d'accordo con questa immagine.
Racconto questo piccolo evento perché credo che il rischio che oggi corriamo sia di rendere l'Europa un'entità astratta dai suoi cittadini. Mi chiedo come rendere concreta questa visione "territoriale ed europea". Forse bisogna organizzare una ricerca azione su di essa? Forse abbiamo bisogno, sulla falsa riga di OBC, di un Osservatorio per l'Europa? Che fare?
Tempo addietro ho risentito Francesco Picciotto (Associazione Tulime), anche lui folgorato sulla strada di "Darsi il tempo". Abbiamo parlato della necessità di organizzare un incontro con quelle persone e associazioni che praticano la cooperazione di comunità. Come un momento per stare insieme, scambiare, allentare la solitudine.. senza nessuna tentazione di metter su baracconi: come federazioni... e generare così rapporti di potere. Che ne pensi? Tu puoi sicuramente fornirci aiuti su come impostare l'incontro e i contatti.
All'interno dell'Associazione TUME qui a Roseto, che si occupa di cooperazione di comunità, ci stiamo dotando di un Consiglio Scientifico con la funzione di indirizzo, scambio, proposte... e non sai quanto saremmo felici di avere al nostro interno il "papà" della cooperazione di comunità che tanto ci ha entusiasmato fino a spingerci a sceglierla e a portarla avanti. Che ne dici?
In un tuo pezzo per il 50° della morte del Presidente John Kennedy scrivevi del continuo bisogno di elaborazione del conflitto e della storia. I temi relativi alla rielaborazione del conflitto e della storia li sento molto vicini e vorrei approfondirli. Puoi consigliarmi?
Nell'attesa di risentirti ti auguro buone giornate.
Adriano, Roseto degli Abruzzi
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