"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Ti mangio con gli occhi

Italia

venerdì, 6 dicembre 2013

Nell'ambito della mostra "Terre Coltivate. Storia dei paesaggi agrari del Trentino", presentazione del libro di Ferdinando Scianna "Ti mangio con gli occhi".

L'uomo è ciò che mangia o anche come mangia? Cibo e vino sono solo un fatto alimentare o questioni sociali e culturali? Certo l'industrializzazione e il consumismo, elevato a fondamento antropologico del capitalismo - "consumo dunque sono"- spesso hanno azzerato la possibilità di scelta, tanto attraverso l'omologazione dei gusti quanto con la standardizzazione alimentare. Ma sono così tanti i ricordi, belli o brutti, legati al cibo e al vino, da farmi credere che parte della nostra identità possa essere ricondotta ad un insieme di gusti, profumi, colori e consistenze. Quante volte camminando in strada, magari in una città che non è la nostra, il sentore di un pur vago profumo è sufficiente a far riaffiorare il ricordo di un pasto, magari dimenticato nei meandri della nostra memoria?

A me capita spesso, ed è forse questo il motivo per cui mi sono visceralmente appassionato alla lettura dell'ultimo libro di Ferdinando Scianna, tra i più importanti ed influenti fotografi italiani: questo bel volume, dal titolo "Ti mangio con gli occhi",
verrà presentato alle Gallerie di Piedicastello venerdì 6 dicembre, alle ore 18.00. Lo stesso Ferdinando Scianna dialogherà col prof. Claudio Giunta, docente di letteratura italiana all'Università di Trento.

In questo libro, tutto ruota attorno alle tradizioni culinarie: ogni ricordo si fa pretesto per il riaffacciarsi di immagini, sapori, luoghi e persone, storie di popoli e di territori, nelle quali si confonde anche l'autobiografia dell'autore. Emozioni da riflussi di memoria che attraverso i sapori mediterranei si fanno racconto, come se il bagaglio di ricordi di una vita intera potesse contenere il bancone del bar all'angolo o la merce dei carretti dei venditori ambulanti di Bagheria.

Il libro di Scianna è un viaggio, un carnevale di urla, colori e odori, tra caffè cremosi, cassate, cannoli, sfince e sfincioni, gelati, vini forti come il sole del sud, grida di mercati, frutti carnosi e succosi, ricotte appena cagliate, pane, olio, limoni, pannelle mangiate in strada, milza e polmoni, polpi, capretti, granite, cous cous, focacce, pasta, sarde e altri sapori, a volte mai più ritrovati, essi stessi memoria.

Le immagini, nel libro, non sono solo un complemento dei testi, ma la raffigurazione viva e potente di un'istantanea riaffiorata dal passato. Le nostre pagine facebook e i
nostri account twitter, i giornali e i siti internet, rigurgitano in continuazione foto di piatti, tavole imbandite e bicchieri pieni. È un modello, quello della comunicazione wine&food imperante al tempo dell'indigestione digitale, tutto teso alla rappresentazione immediata del cibo e del vino, immobilizzati in un eterno presente e paradossalmente, pur sviliti a prodotti di consumo, assunti a simboli di riconoscibilità sociale.

Il libro di Scianna incarna un modello comunicativo diverso, dove il cibo ed il vino si fanno descrittori, specchio dei territori, delle popolazioni, delle loro identità e culture. Perché "in una cucina - ed anche in una cantina nella produzione di un vino, aggiungo io - si medita incessantemente sulla bellezza della natura, sulla varietà dei sapori, dei colori, dei cibi e degli ingredienti che usiamo e sulla possibilità, e la difficoltà, che sono poi il fondamento di ogni gesto culturale, di trasformare tanti elementi in qualcosa di nuovo e diverso. Di costruire altri specchi della nostra verità umana".

Solomon Tokaj

Guarda la locandina dell'evento

Trento, Gallerie di Piedicastello

 

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