"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Con 136 voti favorevoli, 16 contrari e due astenuti la Direzione del PD ha messo fine al governo di Enrico Letta, il quale ha immediatamente annunciato le dimissioni. Ho già scritto in questo blog cosa penso di questa operazione, ascrivibile al processo di mutazione postmoderna della politica.
Ora sono proprio curioso di vedere cosa saprà fare Matteo Renzi con una maggioranza non diversa da quella precedente e con un'impostazione culturale che non si discosta - se non nella forma - da quella del suo predecessore.
Se avessimo a che fare con l'“ambizione smisurata” di un personaggio politico si tratterebbe di aspettare che gli eventi facessero il loro corso (rapidissimo, se pensiamo che le primarie con cui Pierluigi Bersani venne candidato premier sono state poco più di un anno fa...). Ma qui in gioco c'è qualcosa di più, ovvero il futuro di una comunità politica che rappresenta milioni di persone.
Temo infatti che ci stiamo rapidamente avvicinando all'epilogo di un progetto nel quale abbiamo creduto potesse realizzarsi quell'originale sintesi politico-culturale in virtù del quale abbiamo scelto di archiviare i percorsi più significativi della cultura democratica di questo paese e, per quello che mi riguarda, anche quella piccola eresia politico-culturale che in Trentino era rappresentata da Solidarietà.
Di fronte a questa preoccupante accelerazione del "finale di partito", in molti mi esortano a considerare la proposta che ruota attorno alla candidatura europea di Alexis Tsipras. Non credo che la risposta a questa deriva possa essere il ritornare all'idea di una sinistra tardonovecentesca nel pensiero come nelle forme del suo agire.
Penso piuttosto che sia urgente rilanciare quel progetto politico territoriale ed europeo di cui insieme ad altri, andiamo parlando da tempo, non in vista di scadenze elettorali ma per riannodare pensiero, rappresentazione sociale, progettualità politica. Ci vorrà del tempo, ma è la condizione per mantenere una propria autonomia ed evitare di venir triturati nel tritacarne di un gioco politico/mediatico degenerativo.
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