"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

C’è un’Europa oltre Bruxelles scegliamola con il voto

Europa nella mitologia

Un appello per l'Europa apparso oggi su la Repubblica, primo firmatario Ulrich Beck

(27 febbraio 2014) Il prossimo maggio le cittadine e i cittadini saranno per la prima volta chiamati alla scelta sul futuro dell’Europa. Quale Europa vogliamo? Dal momento dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona e per tutta la durata della crisi i cittadini non hanno mai avuto l’opportunità di esprimere il loro giudizio sul futuro dell’Unione Europea, in un processo di formazione democratica della volontà.

Questa volta, la novità è costituita dalla presenza di diversi candidati alla carica di presidente della Commissione europea, con la possibilità di scegliere tra diversi modelli d’Europa. È un salto quantico politico. Infatti, nel medesimo momento e in tutta l’Europa discuteremo in lingue diverse sugli stessi temi – cioè su persone e sui loro programmi. Vogliamo il “meno Europa” di un David Cameron, dettato dagli imperativi del mercato, oppure un’ “altra Europa”, che sottopone il mercato a regole democratiche, come ha in mente il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz?
I partiti anti-europei e i loro candidati vogliono essere eletti democraticamente per minare la democrazia in Europa. 

Invitiamo i cittadini d’Europa a negare il loro voto a questo attacco politico suicida. Ma è assolutamente necessario prendere sul serio lo scetticismo dei cittadini. Per la rinascita dell’Europa è indispensabile mettere pubblicamente in luce i difetti congeniti dell’Ue. Noi siamo contrari a una politica europea capace di mobilitare 700 miliardi di euro per stabilizzare il sistema bancario, ma che vuole spendere soltanto 6 miliardi per contrastare la disoccupazione giovanile. Molti, e tra di loro anche tanti giovani europei, hanno la sensazione che esista un mondo parallelo anonimo chiamato “Bruxelles”, e che esso minacci la loro identità, la loro lingua e la loro cultura. È sorta un’Europa delle élites, senza un’Europa dei cittadini. Per guadagnare i cittadini all’Europa, la politica deve affrontare i temi che stanno a cuore alle persone.

L’Europa si trova in un moment of decision. Dipenderà essenzialmente dall’esperienza, dagli orientamenti di fondo, dal coraggio e dall’abilità del prossimo presidente della Commissione europea se riusciremo a superare in Europa il “dispotismo benintenzionato” (Jacques Delors) e a far acquisire al vecchio continente una posizione energica e una voce che parli del futuro in un mondo globalizzato.

Zygmunt Bauman, Elisabeth Beck-Gernsheim, Daniel Birnbaum, Angelo Bolaffi, Jacques Delors, Chris Dercon, Slavenka Drakulic, Ólafur Elíasson, Péter Esterházy, Iván Fischer, Anthony Giddens, Lars Gustafsson,Jürgen Habermas, Ágnes Heller, Harold James, Mary Kaldor, Navid Kermani, Ivan Krastev, Michael Krüger, Pascal Lamy, Bruno Latour, Antonín Jaroslav Liehm, Robert Menasse, Christoph Möllers, Henrietta L. Moore, Edgar Morin, Adolf Muschg, Cees Nooteboom, Andrei Plesu, Ilma Rakusa, Volker Schlöndorff, Peter Schneider, Gesine Schwan, Hanna Schygulla, Tomáš Sedlácek, Kostas Simitis, Klaus Staeck, Richard Swartz, Michael M. Thoss, Lilian Thuram, Alain Touraine, António Vitorino, Christina Weiss, Michel Wieviorka

 

 

 

2 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Michele il 28 febbraio 2014 00:53
    Beh, intanto Toni Blair era una cosa e la terza via un'altra. In ogni caso non ho considerato questo appello come un sostegno a qualcuno, quanto piuttosto alla necessità di una diversa idea di Europa che, peraltro, fatica ad emergere tanto in questo appello quanto in altri a sostegno di candidature più radicali. A maggio dovremo fare i conti con chi vorrà affossare il progetto europeo, con coloro che pensano che l'ossatura di tale progetto debbano ancora essere gli stati nazionali e con chi ancora non si rende conto che la crisi è strutturale e che ne potremo uscire solo attraverso un grande progetto di austerità (altro che rilancio dei consumi). Ma avremo modo di confrontarci.
  2. inviato da stefano fait il 27 febbraio 2014 23:44
    Martin Schulz ha pensato bene di difendere pubblicamente la gestione merkeliana dell'eurocrisi.
    L'ha fatto per non creare crepe nel governo tedesco, ma alla fine l'opinione pubblica europea vedrà solo un euroburocrate che parla parla ma nei fatti quando gli si chiede di allinearsi lo fa.
    L'ha sempre fatto ed è la ragione per cui è il candidato socialista.
    E' anche la ragione per cui il PSE non vincerà le elezioni.
    Chi ha sottoscritto l'appello? Gli stessi che tifavano per Tony Blair e la terza via.
    Cambiamento per chi non vuole cambiare nulla.
    sbadiglio...
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