"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
(11 settembre 2014) Danica aveva la sola colpa di essere un'orsa. Non l'ha uccisa la forestale nel catturarla, ma il clima di paura di questo tempo nel quale ci si rapporta a tutto ciò che abbiamo accanto come ad un'insidia e che per questo ci svuota di futuro.
Danica aveva la sola colpa di essere un'orsa. Si accorgeva, forse più di noi, dei cambiamenti climatici, ma non poteva sapere che cambiano anche le stagioni politiche e che quel progetto che l'aveva portata in Trentino da luoghi lontani sarebbe diventato una palla al piede di una nuova amministrazione in ansia di mettersi alle spalle l'anomalia trentina.
Non poteva comprendere che in un contesto malato, dove la logica del tutti contro tutti sta cambiando in profondità i nostri comportamenti, non c'era più spazio per la scommessa di un nuovo e più disteso rapporto con la natura, tanto da portarci a considerare pericolosi quegli animali che mostrano più dimestichezza con l'ambiente dell'uomo.
Non si rendeva conto che avrebbe potuto diventare il simbolo di una contesa post ideologica sulla non negoziabilità degli stili di vita nella quale anche gli esseri umani si dividono fra inclusi ed esclusi, figuriamoci gli animali specie se forti e ragionevolmente protettivi verso i propri cuccioli.
Danica aveva la sola colpa di essere un'orsa. Ora che non c'è più, invece che riflettere sull'amara conclusione di questa vicenda, non sapremo che azzannarci a difesa del nostro quieto vivere, in attesa di un'altra orsa – mite e curiosa – che diventerà suo malgrado il pretesto della nostra paura di futuro.
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