"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Brasile, Ucraina, Tunisia... speriamo sia una buona giornata elettorale

Tunisi

Oggi si vota in Brasile, Ucraina e Tunisia. Al di là del diverso peso specifico, con più di duecento milioni di abitanti il Brasile e poco più di dieci milioni la Tunisia, ne potrebbe venire una fotografia dell'orientamento politico e culturale di tre importanti aree geografiche in rapida trasformazione.

(26 ottobre 2014) Il Brasile è una delle potenze economiche emergenti, al settimo posto della graduatoria mondiale sul PIL a parità di potere d'acquisto e il suo indirizzo influenza in maniera significativa l'intera America Latina. La vittoria elettorale di Lula nel 2003 ha rappresentato una svolta epocale, anche se poi le aspettative sono andate in parte deluse. Lula del resto ha dovuto fare i conti con un Parlamento ostile, espressione di un paese dove la sinistra era minoranza e comunque non tanto diversa da quella che in altre latitudini non ha saputo essere interprete originale del nostro tempo. Difficoltà che si sono acuite con il cambio alla presidenza, laddove Dilma Rousseff non aveva certo lo stesso carisma del presidente operaio. Tanto che oggi, a conclusione del suo primo mandato, la sua rielezione è in bilico. Di certo, una sconfitta di Dilma avrebbe un effetto pesante per il Brasile e non solo.

L'Ucraina è un paese in guerra. La sua divisione è profonda anche perché la formazione dei nuovi stati dopo la fine dell'Unione Sovietica è avvenuta nella schizofrenia fra identità arcaiche e gangsterismo economico, che insieme ne tracciano la postmodernità. Per un paese “al confine”, come suggerisce il nome stesso di u-krajina, l'attrazione europea (e atlantica, visto che abbiamo ancora fra i piedi questa cosa fuori dal tempo che si chiama NATO) e quella russa (il termine Rus deriva peraltro da Rus' di Kiev (lo stato medievale monarchico considerato la più antica forma statuale slava, che aveva Kiev per capitale), condita da contrasti religiosi fra cattolicesimo ed ortodossia, appare oggi lacerante. Si vota solo in una parte dell'Ucraina e sarà interessante vedere qual è il peso delle formazioni più radicali, nazionaliste e dichiaratamente fasciste.

Infine la Tunisia. Un piccolo paese, certo, ma è proprio da una piccola cittadina di questo paese – Sidi Bouzid – con il sacrificio di un giovane venditore ambulante di ventisette anni che si dà fuoco contro un potere che ne calpesta la dignità che prende il via la cosiddetta “primavera araba”. L'Ifriqiya degli arabi, l'odierna Tunisia, è stata nella storia terra d'incontro, scambio e commercio fra le tre grandi civiltà mediterranee, latina, islamica e greca. Un limes meno illustre forse, ma che fa di questo paese un termometro sensibile di quel che è avvenuto in questi anni, fra grandi speranze, moderni fanatismi e l'interessata ignoranza di un Occidente che si muove come un elefante nella cristalleria. In gioco l'affermarsi o meno di uno stato di diritto, particolarmente importante per il futuro dell'intero Mediterraneo.

Speriamo sia una buona giornata (anche per l'amico Saadi, candidato proprio nel collegio di Sidi Bouzid).

(Nella foto, un particolare di Tunisi)

 

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