"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
giovedì, 29 gennaio 2015
L’EUROPA IN GUERRA. TRACCE DEL SECOLO BREVE
Conversazione–dibattito
Giovedì 29 gennaio 2015, ore 18.00
Magazzino delle idee, sala conferenze
Intervengono
Laura Dal Prà, direttrice Castello del Buon Consiglio, Trento; Gianni Torrenti, assessore alla cultura Regione Friuli Venezia Giulia; Tiziano Mellarini, assessore alla cultura Provincia Autonoma di Trento; Isabella Reale, conservatrice, direttore dei Musei di Pordenone; Luciano Rivi, storico dell’arte, docente; Giuseppe Ferrandi, direttore Fondazione Museo Storico del Trentino; Sergio Germani, giornalista, critico cinematografico; Michele Nardelli, ricercatore sui temi della pace ed esperto dell'area balcanica; Franco Rotelli, consigliere regionale; Stefania Grimaldi, cooperativa La Collina
«La storia dell’arte italiana del Novecento non ha presenze consapevoli e/o apertamente contro la guerra. Se si esclude Giuseppe Scalarini e, a fine conflitto, Alberto Helios Gagliardo, non c’è un’arte della rappresentazione della guerra contro la guerra. Eppure la Grande guerra è il big-bang del secolo, lo sturm che spazza via generazioni di giovani, scardina assetti sociali, induce il crollo di quattro imperi, apre a due grandi rivoluzioni sociali.
C’è, negli artisti, il trauma. Una sorta di sussulto a fronte della realtà della guerra, un ripensamento profondo e un disorientamento. I cavalli dell’intervento sono tutti ‘scossi’. Ripensano al fronte i futuristi, ripensano gli accademici, Mario Sironi interventista ripensa, insieme a Carlo Carrà. C’è - più che un confronto e una ripulsa della morte collettiva al fronte - lo shock che subiscono, di fronte al genocidio della trincea, gli artisti d’avanguardia (futuristi) e l’arte del ‘realismo interventista’ (Sironi) o della scomposizione cubista del reale (Carrà) o l’adesione disciplinata dei tanti giovani che escono dalle accademie e alla guerra si avviano.
La mostra, che ha al suo centro i cosidetti ‘pittori-soldato’ parte da qui, da un trauma. Se si lavora su questo trauma si può ricomporre un quadro complessivo di ‘arte della guerra’. Da Giulio Aristide Sartorio (la star presente in mostra con 11 tele, da simbolista-dannunziano a presenza pop, con uso esplicito della fotografia) ai ‘provinciali’: Arcangelo Salvarani, Armando Manfredini, Giuseppe Augusto Levis già abile verista e pittore esotista che qui muove la tela con una materia quasi informale, con accensioni di fuochi, di grovigli di fili spinati, di caduti».
Trieste, Magazzino delle Idee, Corso Cavour (ingresso lato mare)
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