"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
L'editoriale apparso oggi sul quotidiano "Trentino" di Mauro Cereghini, da poco eletto presidente del Centro per la formazione alla solidarietà internazionale
di Mauro Cereghini *
(27 gennaio 2015) Interdipendenza è una parola che suona difficile, più adatta forse a un convegno che a una pagina di giornale. Eppure tutti noi siamo immersi nel tempo dell'interdipendenza. Basta guardarsi attorno per coglierne i segni: produrre e vendere qualsiasi bene, che siano frigoriferi, vino o cubetti di porfido, dipende ormai dai mercati globali. Le regole della finanza vincono su quelle dell’economia, e i luoghi delle decisioni si spostano in piazze azionarie distanti migliaia di chilometri. La comunicazione digitale permette a un turista giapponese di adottare una mucca sul Lagorai, come a un contadino ugandese di vendere i propri prodotti a chilometri di distanza senza dover camminare per ore. Perfino i cambiamenti climatici legano gli abitanti della terra ad un destino comune, con il riscaldamento globale che provoca tifoni e inondazioni in alcune aree mentre ne desertifica altre.
Siamo interdipendenti, dunque tutto ciò che accade nel mondo si riverbera sul Trentino. Così le guerre in Afghanistan, Siria e Iraq portano nelle nostre valli profughi in fuga, mentre quella in Ucraina fa scendere il prezzo delle mele. E’ la globalizzazione, e nessun cartello potrà fermarla alle soglie di Borghetto. Anche perché molti dei suoi effetti ci servono, basti pensare ai nuovi mercati di turisti attirati dalle Dolomiti, o al numero di badanti venute dall'estero a prendersi cura dei nostri anziani.
A questo mutamento epocale occorre adeguare pensieri e istituzioni. L’autonomia di Trentino e Alto Adige è nata in un tempo, il novecento degli stati nazionali, che non esiste più. Oggi non basta riferirsi a Roma, ciascun territorio è chiamato a confrontarsi con le regioni confinarie, con lo stato nazionale, con le istituzioni internazionali – per noi l’Unione Europea – e con la dimensione globale. Per gestire qualunque politica, dallo sviluppo economico alla sanità, dai trasporti all’urbanistica fino alla cultura o allo sport, è necessario lavorare su tutti questi piani. Governance multiscalare, si direbbe con un parolone. E cioè capacità di dialogare alla pari con i diversi livelli decisionali, imparando e facendo rete con altre esperienze territoriali vicine o lontane. L’Euregio è una, ma c’è anche lo spazio alpino, la mitteleuropa danubiana o la comunità adriatico-ionica, la sponda sud del Mediterraneo, l’Africa dei paesi emergenti, l’America Latina dei nostri emigrati…
La solidarietà internazionale ha creato negli anni passati numerose occasioni di contatto fra la comunità trentina e gli altri mondi. Conoscenze che spesso sono andate oltre il mero aiuto, creando relazioni di stima assai preziose. Oggi anche l'orizzonte della solidarietà deve aggiornarsi, perché il tempo cambia per tutti. La descrizione di un pianeta diviso in due tra paesi ricchi e paesi poveri - il cosiddetto terzo mondo - è superata dalla storia. Brasile, Cina o Sudafrica, nuove potenze economiche, dimostrano come ricchezza e povertà siano divenute a-geografiche: l'indiana Bangalore è una delle capitali globali dell'hi-tech, e insieme serbatoio ancora di miseria assoluta. Ma anche New York o Parigi, con i centri del potere attorniati da senza tetto e popolo delle banlieue.
Dunque occorre ripensare la solidarietà internazionale e le sue categorie novecentesche di ricchi e poveri, nord e sud, governativo e non governativo, profit e no profit. Intenderla non più solo come sforzo caritatevole per aiutare altri lontani, ma occasione di crescita e cambiamento per entrambi i territori coinvolti. Un modo per leggere l'interdipendenza, e saperci stare dentro con la propria identità. Un investimento per il futuro insomma, tutto il contrario di quello spreco di soldi che a volte si vuol fare intendere.
Vista con questi occhi, la solidarietà internazionale - ma potremmo chiamarla internazionalizzazione solidale, se non suonasse così difficile - può essere una risorsa importante per l'autonomia del Trentino. Cioè per la sua capacità di stare nelle reti molteplici della globalizzazione con il proprio dna di valori - cooperazione, partecipazione, responsabilità - creando fiducia attorno a sé e, perché no, mutuo vantaggio. E' questo l'intento con cui inizio il mandato di nuovo presidente del Centro per la formazione alla solidarietà internazionale, assieme a tutto il consiglio direttivo, dopo i sei anni di avvio ben gestiti dal direttivo uscente. Ed è un intento condiviso con l'assessora Ferrari, che in giunta provinciale ha la competenza su questi temi.
Il Centro - ma lo stesso credo si possa dire per le numerose associazioni di solidarietà internazionale, o per eccellenze come il Centro OCSE e l'Osservatorio Balcani Caucaso - è uno strumento, per quanto piccolo, in grado di accompagnare la realtà locale ad aprirsi oltre i confini. Certo ogni organizzazione può essere migliorata e resa più efficiente, specie a fronte di risorse pubbliche calanti. Ma sarebbe un peccato se, davanti alla riflessione attuale sul senso della nostra autonomia, il patrimonio di legami e relazioni creato da volontari e cooperanti trentini non fosse tenuto in adeguato conto. Perché davanti ai fenomeni globali, un territorio da solo rischia di farsi travolgere. Servono alleanze, anche attraverso la solidarietà, per abitare con saldezza il tempo dell'interdipendenza.
* Mauro Cereghini è presidente del Centro per la formazione alla solidarietà internazionale
0 commenti all'articolo - torna indietro