"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Spazi di condivisione per lo sviluppo di comunità
Quella che segue è la carta costitutiva dell'associazione di cultura politica "territoriali#europei"
Ci accomuna la preoccupazione verso una crisi della politica che ha raggiunto livelli di guardia. La fiducia degli italiani nei confronti della politica è ai minimi storici, corrodendo la stessa credibilità delle pubbliche istituzioni. Per chi ancora crede che il ruolo della politica sia decisivo, per chi non vuole accettare che a prevalere sia la logica del “diritto naturale”, ovvero del più forte, diviene urgente interrogarsi sulle ragioni di tale crisi, cercando risposte adeguate. Farlo riguarda tutti, chi ritiene che ancora sia necessario agire nei luoghi tradizionali dell'agire politico, chi esprime il proprio impegno civico nelle molteplici forme della cittadinanza attiva, dell'innovazione sociale dello sviluppo di comunità, chi ha semplicemente a cuore il bene comune.
Ci accomuna la convinzione che alla radice della crisi della politica vi sia certamente la questione morale, che ci costringe a riflettere sul senso stesso dell'impegno politico e intorno alle modalità di selezione della classe dirigente, ma non solo. Ci riferiamo in particolare all'incapacità di interpretare un tempo di profondi cambiamenti e di leggere il passato – quello più remoto come quello più prossimo – per imparare dagli errori e dalle tragedie, per mettere alla prova le nostre categorie interpretative e per cercare nuovi pensieri di promozione e liberazione umana.
Ci accomuna, per usare la bella espressione di Altiero Spinelli, “l'ebbrezza della creazione politica”, l'idea che la progettualità politica non possa esistere a prescindere dal proprio legame con il territorio e al tempo stesso dal sentirsi parte di una comunità di destino terrestre che s'interroga su un villaggio globale sempre più interdipendente. Che richiede la ricerca di strade originali, più che appartenenze omologanti.
Ci accomuna la necessità di coltivare la vocazione all'anomalia di questa terra, come di ogni terra. Quell'anomalia che, proprio grazie alla creatività sociale e politica, ha impedito negli ultimi vent'anni l'attecchire diffuso dei semi della paura e dello spaesamento conosciuto altrove, facendo del Trentino un punto di rifermento per la sua apertura e per la capacità di autogoverno responsabile. Senza la quale anche le prerogative autonomistiche avrebbero potuto sfiorire in privilegio. Un'anomalia che si nutre di visioni lunghe, quel laboratorio politico che dobbiamo tornare ad essere.
Ci accomuna l'approccio territoriale. La consapevolezza che i luoghi sono soggetti culturali che ci raccontano - attraverso il paesaggio - del lungo processo di antropizzazione, ci restituiscono identità, memoria, saperi, messaggi simbolici e affettivi. Non solo dunque uno spazio definito ma una possibile risposta all'omologazione culturale e materiale di una globalizzazione che espone i territori alla banalizzazione e all'insostenibilità.
Ci accomuna il sentirci europei. Non un nuovo e più ampio confine statuale, bensì uno sguardo sovranazionale, aperto e privo di finitezza. Come nel disegno di Ventotene, dove gli Stati cedono sovranità verso le dimensioni europee e territoriali, dove le appartenenze nazionali sfumano pur nella valorizzazione delle diversità culturali. Quell’esercizio all’autonomia aperta e dinamica che ci ha portati, ad esempio, a guardare da tempo oltre gli Stati nazionali attraverso le esperienze euroregionali. Quell'Europa che la nascita delle macro-regioni (baltica, danubiana, adriatico-ionica, alpina...) inizia a prefigurare, nella prospettiva di una progressiva integrazione dei paesi europei che ancora non sono nell'Unione ma anche di una politica di prossimità che consideri il Mediterraneo e il Vicino Oriente come parte della nostra storia, rifuggendo ogni idea di scontro di civiltà.
Ci accomuna l'idea della politica come impegno di comunità. “Cos'è fare politica, se non dire al tuo prossimo che non è solo?”. Non troviamo di meglio di questo richiamo – proposto qualche anno fa da Massimo Cacciari – per rispondere alla solitudine di questo tempo che, al contrario, sembra esprimersi nella difesa del proprio giardino, nell'incomunicabilità con il diverso o nella continua ricerca di uomini della provvidenza. L'impegno di comunità è conoscenza, è partecipazione, è senso di responsabilità, è farsi carico, è dialogo contro l'indifferenza, è cultura del conflitto che diviene generativa e predispone al cambiamento.
Ci accomuna la volontà di abitare questo passaggio (di tempo, di appartenenze, di pensieri, di generazioni...) attraverso la creazione di un luogo di incontro che moduli la propria agenda nel tradurre la necessità di nuovi paradigmi in azione politica, ciascuno dove vorrà. Nei partiti di appartenenza, nelle espressioni del civismo democratico oppure in forme politiche inedite. Mettendo a disposizione una cornice di ricerca e di confronto di cui noi per primi avvertiamo il bisogno. Non ci sentiamo soli. Osserviamo con curiosità e senso di vicinanza altre esperienze originali che – in altri contesti – come noi provano ad interpretare questo passaggio come una grande opportunità di cambiamento.
Questo luogo lo abbiamo chiamato “territoriali#europei”, un'associazione di persone con profili ed appartenenze politico-culturali diverse che si propone di ridare senso all'impegno di ciascuno e di raccogliere gli stimoli provenienti da più parti. Per riscoprire il piacere del pensare e del conversare pulito, attraverso incontri territoriali e forum tematici, spazi materiali e virtuali per lo sviluppo di comunità.
Trento, febbraio 2015
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