"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Non sono d'accordo con Renzi

Papaveri rossi

di Roberto Pinter

(26 marzo 2015) Non sono tra quelli che ha passato il suo tempo a sparlare di Berlusconi e non sarò tra quelli che ora si concentrano su Renzi, ma non sopporto che diventi un atto di lesa maestà la critica a Renzi e che per questo si venga classificati come nostalgici comunisti.

Non mi riconosco in queste categorie e ritengo necessario che se qualcuno dissente dalle scelte di Renzi lo possa e lo debba esprimere. Non fa bene a nessuno, non di sicuro ad una politica che sia pensiero autonomo e critico, che si taccia per non disturbare il manovratore e per non compromettere il successo elettorale.

Capisco che vincere abbia il suo peso sopratutto per chi le ha perse quasi tutte ma esiste un'alternativa al “teniamoci Renzi che almeno si vince e il paese recupera fiducia” e sta appunto nella capacità di distinguere tra il governo del paese (riconoscendo la funzione ricostituente di Renzi) e il futuro del suo popolo. 

Non è allora questione di arroganza, che c'è indubbiamente ma anche se in forme inedite non è poi una gran novità, non è nemmeno questione di prepotenza con la quale Renzi ha occupato il governo, non si tratta nemmeno della responsabilità per aver affossato la sinistra italiana (che non potrebbe ricadere certo sulle spalle del solo Renzi ma semmai di tutta la sinistra presente e passata), non si tratta nemmeno di una valutazione dei risultati ottenuti dal governo rispetto alle promesse o delle riforme pasticciate o sbagliate... no io credo che il problema sta semmai nella direzione imboccata.

A partire dal PD perché tra il progetto nel quale io, come tantissimi soci fondatori, abbiamo creduto e quella cosa che Renzi si sta ritagliando come un abito a sua misura, c'è una gran bella differenza.

Per proseguire (visto anche che la cosa riguarda il Trentino e la sua identità) con l'idea dello Stato e con il ruolo delle autonomie e delle regioni che appare dietro lo specchietto delle allodole di riforme che hanno abrogato le Province come il Senato e che rovescia quello che si presumeva essere un caposaldo, sebbene recente, della sinistra.

Per arrivare al vero problema che, a partire dal lavoro e dall'idea di sviluppo, è l'idea del mondo che si vorrebbe.

Non mi interessa qui dissertare sul fatto che la sinistra storica ha fallito nel suo obiettivo costitutivo, che non è dissimile nei risultati concreti l'azione di Renzi rispetto ai predecessori, e nemmeno mi interessa concludere che alla fine, e il silenzio o il balbettio prevalente su Renzi lo confermerebbe, non c'era un gruppo dirigente che volesse veramente cambiare il mondo.

Non mi interessa parlare né ricostituire la sinistra di ieri, mi interessa la sinistra di oggi, quella che Renzi ha almeno il coraggio di considerare categoria superata.

Quello che io vedo dietro i tanti specchietti di riforme più annunciate che realizzate, e ancor più dietro i tanti provvedimenti reali e i comportamenti concreti, o assenze altrettanto produttrici di conseguenze, è l'idea che questo mondo va bene così, certo con le dovute correzioni delle più evidenti storture. Un po' più di legalità, un po' meno di vecchi privilegi e corporativismi, ma il mondo è questo. La politica si è da tempo sottratta al suo compito fondamentale che sarebbe quello di governare la società e l'economia trovando l'equilibrio tra bene comune, diritti fondamentali e gli interessi e la libertà di tutti. La politica di Renzi oltre al rapporto diretto con gli individui che mal sopporta la lentezza della democrazia della rappresentanza, dà l'idea di volersi limitare ad un'opera di modernizzazione lasciando però, e l'Europa come le grandi realtà sovranazionali lo confermano, al mercato e all'economia la distribuzione della ricchezza e delle opportunità. Uguaglianza delle opportunità, che in una società che rimane di classe è un'utopia, non uguaglianza di diritti. Che la società sia sempre più ingiusta, che i ricchi siano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, non è una priorità, l'importante è che si possa coltivare il sogno di diventare ricchi o almeno famosi o comunque benestanti (illuminati naturalmente).

Così il modello di sviluppo rimane quello di sempre, la locomotiva della crescita e il parametro del consumo, più lavoro certo ma per fare cosa, per quale ambiente o per quale benessere, poco conta, avanti con le opere! E la stessa corruzione sembra quasi un prezzo da pagare, dalle primarie del PD alle grandi opere, dal funzionamento dello stato centralista al trasformismo degli eletti.

Lo ripeto, poca importanza ha che anche a sinistra non sia una novità, qui dovremo discutere non delle colpe pregresse ma del come cambiare lo stato delle cose, sempre che naturalmente lo si voglia cambiare, perché il dubbio ce l'ho: che lo smarrimento del popolo di sinistra e questa resa a Renzi sia il risultato di una sconfitta che si nasconde dietro la vittoria elettorale, e il sintomo di una ben più profonda e radicale perdita di coscienza e di rappresentanza sociale, un adeguamento che è voglia di “star bene” e rinuncia a cambiare il mondo.

 

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