"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Roberto Devigili
(2 luglio 2015) Alla fine, nonostante l’opposizione, autorevolmente rappresentata dalla SAT di San Michele all’Adige, ma anche di molti amici ed estimatori del nostro splendido paesaggio, una nuova striscia di asfalto, ma solamente l’ultima in ordine di tempo, ha coperto un altro tratto della collina di Faedo. Alla fine di marzo, una stradina comunale, che coincide anche con un tratto del sentiero SAT 414, unico accesso pedonale alla volta di Faedo (da qui l’opposizione dell’associazione degli alpinisti ) è stata, appunto, asfaltata.
Con garbo, ma con determinazione, la sezione SAT di San Michele (che annovera tra i suoi iscritti anche parecchi soci di Faedo), si era opposta al progetto di asfaltare quel tratto di strada che da San Michele, tra i filari e le pergole di pregiati vigneti, sale verso i masi di Faedo, inviando, negli anni scorsi più lettere al Comune per tentare una diversa soluzione; con lo stesso obiettivo era stato scritto alla Comunità di Valle, erano state raccolte decine e decine di firme firme ed organizzata anche una “marcia” che aveva visto l’adesione di un centinaio di persone.
"Con questa camminata – aveva detto allora il presidente della SAT di San Michele, Guido Nenzi – intendiamo cercare i far modificare questo progetto, facendo capire, quanto di importante e prezioso abbiamo sotto i piedi”. La passeggiata si era conclusa con l’ illustrazione delle motivazioni e con l’intervento di un appassionato di storia locale che aveva inquadrato il valore storico della vecchia strada comunale.
La stradina, con pendenze non impossibili, attraversa i pregiati vigneti del conoide che sovrasta la Piana Rotaliana. Il percorso del sentiero SAT 414 prosegue poi oltre il caratteristico abitato di Faedo fino a raggiungere il Lago Santo, incrociando in quel punto il più noto E5, il tracciato europeo che dalla Bretagna, sul mare del nord, si dirige verso Venezia. Nell’attività di contrasto contro la pesante urbanizzazione della strada, contribuendo anche alla stesura dei numerosi articoli usciti sull’argomento, si è distinta la socia SAT Cinzia Marchi, già componente per dieci anni del consiglio centrale dell’associazione degli alpinisti e residente a Faedo.
I satini avevano ricordato che alcune strutture agrituristiche locali vantano sul web l’alto valore del paesaggio, di stradine e vigneti in cui sono inserite e quindi, anche per valorizzare queste realtà, si sarebbe dovuto avere una certa sensibilità negli interventi che impattano sul paesaggio.
L’amministrazione di Faedo, proprietaria della strada, aveva motivato l’intervento ricordando l’elevato costo per la manutenzione e la messa in sicurezza della strada, che, a causa di alcuni tratti in pendenza e dell’azione della pioggia, subiva continue erosioni.
La SAT aveva obiettato che una pavimentazione di altra natura (pietra, ciottoli,...) poteva risolvere il problema salvaguardando anche l’aspetto paesaggistico. L’asfaltatura aveva ottenuto anche il via libera, sia pur condizionato da una serie di prescrizioni riguardanti muretti di sostegno, i capitelli, ecc. da parte della Comunità di Valle, che invitava però a tenere conto dell’opportunità di “ripristinare la pavimentazione tradizionale eseguendo un’attenta manutenzione che tenga conto anche degli aspetti paesaggistici”. Anche la sindaca di San Michele, comune proprietario del primo tratto della strada, pavimentato in ciottoli, aveva condiviso le ragioni dei satini.
Alla fine (come si può ben vedere dalle fotografie) la protesta non è servita.
A margine si segnalano alcuni fatti abbastanza sconcertanti. Il primo riguarda un possibile “conflitto di interessi”; infatti, l’intervento diretto dell’opera è stato delegato dal comune di Faedo al locale consorzio irriguo e di miglioramento fondiario: ebbene, se non l’unica, certo la più estesa proprietà che si affaccia su quel tratto di strada è proprio quella condotta dal presidente del consorzio sopracitato, nei pressi della cui abitazione è stato per altro rimosso l’asfalto già esistente, e posato materiale più pregiato (porfido) anche, immaginiamo, per non sfregiare troppo il confinante antico maso Cento Finestre.
L’altro, rappresentato dal fatto che alla “marcia” aveva preso parte l’assessore alla cultura e vicesindaco di Faedo , Simoni, il quale aveva da un lato preso le distanze dai progettati lavori di asfaltatura (anche se di ciò non risultava traccia negli atti amministrativi) e dall’altra aveva promesso di farsi carico del problema. Solo chiacchiere, ovviamente!
L’ultimo, i lavori di “miglioria” non hanno riguardato il fosso già esistente a lato della strada, fosso che non è stato sgomberato dai rovi, dalle erbacce, dagli alberi e dai sassi scaricati dalle campagne soprastanti, fosso così intasato da rappresentare, in occasione di piogge copiose, causa di allagamenti per il sottostante centro storico di San Michele.
Ma su quest’ultimo punto il comune di Faedo assicura che dovrebbe intervenire la competente azienda dei bacini montani. Non sono stati raddrizzati e sistemarti neanche gli storici paracarri in pietra. I muretti sono stati rifatti ma solo quelli pagati dalla comunità; quelli a carico dei privati, al momento, sono rimasti nel medesimo deplorevole stato.
In conclusione: massimo investimento – ancorché meritevole, come già riferito per la vicinanza del maso Cento Finestre - di risorse (“smolleri” in porfido) nei pressi dell'abitazione del presidente del consorzio mentre il resto è rimasto allo stato precedente con l'aggravante dell'asfalto.
Amarezza provoca infine la lettura della deliberazione del comune di Faedo che, stanziando i circa 100.000 euro quale contributo per i lavori, eseguiti come detto a “cura” del consorzio ,recita testualmente: ”l’intervento in generale contribuisce al miglioramento ambientale ed alla conservazione del territorio..." A proposito di soldi, proprio l’latro giorno, il comune di Faedo ha stanziato altri cinquantamila euro (un premio per la bella asfaltatura?) al Consorzio sempre con la motivazione del “miglioramento ambientale e conservazione del territorio…bla, bla….
In alcuni, però,rimane la convinzione che ad esempio, un intervento di inerbimento del fondo stradale avrebbe portato comunque ad ottimi risultati, visti anche quelli ottenuti su strade con pendenze molto più importanti della strada in questione, evitando erosione ed asfalto.
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