"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Angelus Novus, racconto del Novecento

Angelus Novus

venerdì, 17 luglio 2015

Nell'ambito delle manifestazioni sul centenario della prima guerra mondiale, la Fondazione Museo storico del Trentino e la "Antonio Colangelo Ensemble" propone uno spettacolo fra parole e musica come chiave di lettura di un secolo in bilico fra civiltà e barbarie, promesse sovrumane e demenza. Trento, Gallerie di Piedicastello. Venerdì 17 luglio 2015, ore 21.00

Raccontare un secolo che ci siamo da pochi anni messo alle spalle non è facile. Lo è ancora meno se pensiamo che il Novecento è un tempo che sul piano storico non ha ancora trovato la necessaria e compiuta elaborazione. Questo racconto vorremmo proporlo non attraverso le espressioni musicali del tempo, ma cercando di coglierne l'essenza, attraverso la parzialità di uno sguardo europeo e mediterraneo, laddove il sogno della magnifiche sorti progressive ha saputo trasformarsi in incubo, “la sovrumana promessa, questa demenza” per dirla con l'illuminazione di Arthur Rimbaud.

Un secolo che sul piano delle conoscenze scientifiche ha raggiunto traguardi prima inimmaginabili ma che nel farlo ha saputo oltrepassare ogni limite spingendosi in spazi dove il confine fra il lecito e il non lecito appare sfumato, mettendo a repentaglio per la prima volta l'esistenza stessa della specie umana.

Proponiamo a cornice di questo racconto due immagini: quella artistica di Paul Klee (l'Angelus Novus) e quella letteraria di Claudio Magris (Alla cieca).

Scriveva Walter Benjamin: «C'è un quadro di Klee che s'intitola 'Angelus Novus'. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta».

Raccontare questa tempesta, ecco qui. Per comprenderne il naufragio, non la fine della storia, ma di una storia certamente. Quel naufragio descritto con straordinaria efficacia da Claudio Magris in “Alla cieca”. E proprio la storia di Cippico, la certezza nell'avvenire, la passione verso la fragile democrazia repubblicana spagnola, l'orrore del “lavoro che rende liberi”, la tragedia dei “monfalconesi” finiti sull'isola calva, la vergogna verso i sacerdoti benpensanti dell'ortodossia, il naufragio della vita nel suo aggrapparsi disperato alla polena che un mastro ispirato dal corpo di Marija gettato sulla spiaggia scolpì nel legno, come quella che il suo antenato Alvise mise a prua della sua galera di ritorno dalla battaglia di Lepanto, inutile come tutte le vittorie ma che segnò la consacrazione di uno “scontro di civiltà” evocato fino ai giorni nostri per stabilire bellicose supremazie... vorremmo rappresentasse la colonna sonora di questo racconto.

Due immagini delle molte possibili, per aiutarci in quel lavoro di elaborazione del Novecento, il secolo che nasce e muore non casualmente a Sarajevo proprio per il carattere simbolico di questa città che dell'incontro fra oriente e occidente rappresenta una straordinaria testimonianza. Nel centenario dell'inizio della prima guerra mondiale che darà il là al secolo degli assassini, uno sguardo lungo che grazie alla poesia e alla musica ci costringe a fare i conti con la nostra storia.

Trento, Gallerie di Piedicastello

 

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