"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Autonomia, riforme e cittadinanza.

Statuto

Riprendo dal quotidiano "Trentino" di oggi la riflessione di Alessandro Dalla Torre

di Alessandro Dalla Torre

(6 ottobre 2015) Annebbiati dalla retorica dell’Autonomia più bella del mondo – quella che “perfino il Dalai Lama sarebbe felice di opporre alla spiccia invadenza cinese” - ci stiamo bruscamente risvegliando dal sonno della ragione indotto da un eccesso di privilegi privi di un’apprezzabile contropartita.

La condizione da “quasi fallimento” della finanza nazionale non ammette indulgenze e se i conti non tornano non c’è ideologia o ordine costituzionale che tengano. Su questo punto anche il partito democratico si è ormai allineato alla tradizionale posizione della destra politica nazionale, mentre il disegno di riforma costituzionale “Renzi-Boschi”, se approvato, finirà per stravolgere l’impianto istituzionale su cui si reggevano le nostre prerogative statutarie mandando in frantumi il “tacito” principio di inviolabilità.

L’Autonomia del Trentino e del Sudtirolo costa troppo e rende pochissimo. La nostra compartecipazione al processo di riequilibrio della finanza nazionale viene giudicata insufficiente soprattutto con riferimento ai costi standard dei servizi pubblici essenziali – più alti della media nazionale - e al modestissimo, se non inesistente, dinamismo sul versante dello sviluppo e della crescita – più basso della media nazionale -.

In questo contesto, non sembra venire in aiuto neppure il “valore di scambio” storicamente identificabile nelle questioni “sensibili” che gravitavano intorno al confine del Brennero: modello di tutela delle minoranze, garanzia di un “ordine” europeo più avanzato, laboratorio per un sistema economico sovranazionale, per citarne solo alcune. L’evoluzione della natura degli Stati nazionali – sempre meno sovrani - e della struttura del capitalismo – sempre più sovrano e globale – sta infatti determinando una riduzione della portata geopolitica delle questioni correlate all’area transfrontaliera del Brennero, mentre lo stesso potenziale di creatività politico-istituzionale insito nel cosiddetto “Accordino” del 1949 da tempo si è smarrito tra insipienza e folklore.

Che fare, dunque? Ricercare e costruire soluzioni solo dentro il perimetro delle riforme politiche-istituzionali – costituzionali o statutarie – potrebbe non essere più sufficiente. Da tempo queste dimensioni “ordinamentali” hanno infatti rinunciato a governare la complessità riducendo la cittadinanza ad un parametro econometrico a debole potestà politica attraverso il ricorso alla “privatizzazione” dei sistemi elettorali ed alla “mercificazione” dell’informazione. Così facendo, i sistemi politico-istituzionali hanno consegnato al mercato i destini dei cittadini-consumatori e alienato il circuito della rappresentanza. Ma per questa via, essi hanno anche rinunciato al patrimonio di conoscenze e competenze che solo l’effettività di una cittadinanza attiva può immettere nel circuito democratico. Da quel capitale morale e sociale dipende anche il futuro della nostra Autonomia al cui destino bisognerà provvedere riconoscendo e generando sul nostro territorio progetti e sperimentazioni che la sola dimensione politico-istituzionale non pare più capace di attivare.

Su questo terreno, in sintonia con la recente lezione che Fabrizio Barca ha consegnato alla comunità trentina per il tramite della sua dirigenza pubblica e all’associazione “territoriali#europei”, tutti siamo chiamati a dare un contributo in termini di competenza e responsabilità. Non ci può essere infatti alcuna effettiva azione riformatrice – statuale o regionale - senza una reale partecipazione e condivisione della cittadinanza attiva.

* Alessandro Dalla Torre è presidente dell'associazione "territoriali#europei"

 

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