"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Una fiaba civile

Filippo De Carli in un\'immagine del film

(7 dicembre 2015) Ieri sono andato al cinema, non mi capita spesso. Ma, in qualche modo, lo dovevo a Filippo che ci teneva al mio giudizio sul suo primo film “La felicità è un sistema complesso”.

Fra i panni che ho in casa, quelli del critico cinematografico proprio non ci sono e quindi la mia opinione vale per quello che vale. Anche i legami familiari non hanno mai avuto una grandissima cittadinanza da queste parti e dunque non credo di esserne condizionato più di tanto.

Questo per dire che “La felicità è un sistema complesso” non è un film, ma qualcosa di più e di diverso, che s'incontra di rado: una fiaba civile.

Una fiaba che prova a raccontare di un mondo possibile, estraneo a quello reale che piano piano fagocita anche le persone migliori, nel tritacarne di una modernità che ha smarrito l'importanza di dare significato alle cose, nel quale le relazioni profonde, gli sguardi, la tenerezza, la poesia e persino le idee vengono guardate con sospetto o giudicate naïf.

Non un mondo incantato, buono solo per sognatori un po' ingenui e un po' fanatici, che poi si trasforma nell'incubo della coerenza o nella scomunica del tradimento, ma un mondo nel quale si vive nelle contraddizioni del proprio tempo perché è normale che sia così, dove si impara faticosamente il mestiere di vivere, nel quale si sbaglia senza essere giudicati una volta per tutte, dove è naturale essere in conflitto con qualcuno o con se stessi sapendo che questa è la strada per crescere in questo mondo, dove ancora ci si meraviglia per quello che la vita misteriosamente ci dona.

Come al tempo delle fiabe c'è il drago (il cinismo dell'esclusione) e c'è la nobiltà d'animo (che mi rifiuto di pensare come una stagione della vita prima del disincanto). Ma il bene e il male non sono prerogativa di qualcuno, sono intorno a noi e dentro di noi, bisogna esserne consapevoli e saperli affrontare.

Ecco perché il film di Gianni Zanasi è per me una bella fiaba civile, scritta, interpretata e musicata con la dolcezza delle fiabe ma anche con la forza narrativa della denuncia civile. (mn)

 

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