"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Un'omissione pericolosa

Foto di André Kertész

 

di Simone Casalini

La stagione dei congressi del centrosinistra autonomista – in alcuni casi in stato avanzato (Upt), in altri in fieri (Pd e Patt) – non sembra finora aggiungere alcunché alla rimodulazione della politica. Semmai conferma che è divenuta un campo secondario di pratiche collettive, di vita e di opzioni dottrinali.

Difficile stimolare nuova partecipazione se i partiti non sono più in grado di compiere un’analisi sociale del contesto in cui operano – una volta alla base di qualsiasi scelta – e delle istanze ormai da tempo abbandonate nelle periferie (dell’esistenza) o lasciate agli efficaci richiami del Movimento 5 stelle.

Alla base c’è un problema di presidio della realtà – i cosiddetti «populismi» attecchiscono sul piano sociale e ideale, si sottostima spesso la loro dimensione concreta – e di esaurimento di un paradigma che appare non più riproducibile.

Così i congressi in itinere si configurano come un riposizionamento tattico sullo scacchiere provinciale, certamente rilevanti per le loro ricadute interne e sull’alleanza, ma non come soluzione di lungo termine.

In Trentino come nel resto del Paese, le organizzazioni partitiche paiono un orizzonte dissolto e ciò fa coerentemente il paio con il fatto che la produzione dei discorsi sulla politica moderna non è più appannaggio dell’Europa.

Intorno alle assisi si muovono, in tal modo, i calcoli di minute ed eterogenee élite interessate a puntellare le loro posizioni dentro e fuori i partiti. Una sopravvivenza di sistema che si è data come parola d’ordine l’esserci e un realismo esasperato senza visioni né rispetto delle distanze di sicurezza.

Un tema dominante della fase congressuale è la coalizione che appare sfibrata dopo oltre quindici anni di viaggio comune. Non c’è dubbio che in ciò abbia influito la riconfigurazione del potere interno al centrosinistra autonomista, un’esasperata competizione del personale politico e la divaricazione in alcune scelte strategiche (riforma istituzionale, ricerca, sanità).

La discussione, tuttavia, è anche viziata da un’omissione di fondo. Si dimentica, cioè, che la nuova legge elettorale nazionale (l’Italicum) cancella il concetto di «coalizione» per approdare a una semplificazione dell’offerta politica. La concorrenza sarà tra (pochi) partiti che fagociteranno le esperienze limitrofe per inseguire il premio di maggioranza. Dunque, è inevitabile che ciò si riverberi a tutti i livelli, anche in Trentino dove permarranno i collegi uninominali, indebolendo de facto la cultura dell’alleanza.

 

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