"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

La 'nuova' autonomia e un limitatore di velocità da disinserire al più presto

t#e a Bolzano

 

di Stefano Fait

(16 gennaio 2016) Stamattina, presso il Consiglio provinciale dell’Alto Adige, assieme ad altri membri dell’associazione politica e culturale (trentina) Territoriali#Europei, ho assistito alla riunione di lancio della Convenzione che avrà il compito di redigere la bozza di adeguamento e integrazione dello Statuto di autonomia della Provincia di Bolzano.

È stata presentata anche la piattaforma interattiva che permetterà ai cittadini di dare un proprio contributo al dibattito, a complemento del “Forum dei 100”, un’assemblea di cittadini scelti da un algoritmo in rappresentanza delle comunità che compongono la società altoatesina. Questo forum dovrà nominare otto componenti della Convenzione, su un totale di 33 membri (v. http://www.convenzione.bz.it/).

La partecipazione dei cittadini sarà resa possibile anche attraverso dei momenti di dibattito pubblico, chiamati eventi/Veranstaltungen “open space”, sul tema “Immaginare l’Alto Adige: Quale futuro per il nostro territorio?

Non intendo fare un resoconto giornalistico di quel che è stato detto, ma mi propongo piuttosto di trasmettere le impressioni che ne ho tratto (le valutazioni degli altri componenti della spedizione potrebbero essere sensibilmente diverse).

Quest’iniziativa prende l’avvio in frangenti estremamente sfavorevoli, in cui la “marca di confine” europea (leggi: della NATO) si percepisce come assediata da russi, turchi, arabi, musulmani di varia provenienza e ha scelto di trincerarsi cautelativamente. Lo spazio Schengen di libera circolazione viene per la prima volta messo seriamente in discussione. La democrazia deliberativa e consultiva è bistrattata, a vantaggio di forme embrionali di democratura (N. Urbinati, Il declino della democrazia deliberativa e la crescita dell’esecutivismo, 19 maggio 2015)
 
Il Trentino ha eluso (saggiamente? codardamente? furbescamente?) la questione della partecipazione diretta della popolazione all’iter decisionale. 
L’Alto Adige ha invece scelto di correre il rischio che la “società civile” usi il dibattito come occasione per un regolamento di conti, con i movimenti identitari che infilano i loro militanti nell’assemblea e negli open space per presidiarli e conquistare visibilità e voti.

C’è la speranza che, alla fine, in entrambe le province, prevalga il buon senso e un atteggiamento costruttivo e propositivo che sancisca la vocazione universalista e non localista di questa battaglia per un’autonomia avanzata e quindi vissuta, per un confronto ragionato, per l’unità nella diversità, per una società che è un progetto corale, in cui ciascuno di noi conta, non è trascurabile, non è un’appendice di qualcos’altro.

A questo proposito, alla riunione del Consiglio provinciale non sono mancati riferimenti che esorbitano dalla sfera delle regole e competenze che riempiranno fiaccamente e puntigliosamente il testo nei prossimi mesi. Si è parlato di “officina di idee”, di “visioni di futuro”, di “mitdenken” (ragionare, lett. “co-pensare”), di “patrimonio collettivo di valori e aspirazioni”. Tuttavia è facile immaginare che la dimensione ideale e spirituale sarà sacrificata in favore di quella manageriale, perché il nostro futuro statuto, prudenzialmente, continuerà a presentare un carattere funzionalista, non idealeNon avremo un preambolo da citare con orgoglio sui social media e tradurre in altre lingue.

Questo è un problema strutturale legato alla ponderosità e invasività del perverso connubio stato-nazione, che fa sì che un’unità amministrativa ecceda sistematicamente i compiti che sarebbe deputata ad assolvere e impedisca alle unità che lo compongono di sviluppare maggiori margini di discrezionalità e una minore sudditanza.
 
L’autonomia appartiene a un ordine più alto di pensiero e consapevolezza, un livello a cui il “nuovo” statuto non potrà in alcun modo rendere giustizia. È un processo, un rituale, una capacità acquisita che va costantemente esercitata e perfezionata. È il modo in cui una popolazione prende parte attivamente alla propria storia evolutiva senza chiudere la porta ad altre popolazioni e culture, senza erigere muri, senza rivendicare sovranità esclusive e assolute. È un patrimonio di coscienze, non di codici. Le buone norme non migliorano le persone (concessione dall’alto); sono le persone migliori che fanno le buone norme (partecipazione popolare in una società matura e informata).

Una costituzione democratica è un’opera viva e vitale, un organismo vivente, un cantiere permanente, un insieme di principi astratti che acquistano realtà concreta per mezzo degli esseri umani, una sintesi delle linee guida che una società si dà per consentire ai cittadini di sviluppare la propria coscienza, il proprio giroscopio morale, l’espressione più alta di una spiritualità laica, capace di conciliare pragmatismo e coscienza, materia e spirito, esteriorità ed interiorità. L’autonomia afferisce a questa dimensione. Uno statuto regolamenta e congela e generalmente non fruisce di quella dimensione vivificante e di gentile indirizzo delle coscienze propria delle costituzioni.

Queste sollecitano le coscienze a concedersi nuovi spazi di sperimentazione, perché l’umanità è la stessa, a ogni latitudine, e i suoi desideri e sogni sono grosso modo gli stessi (pace, amore, prosperità, sicurezza, felicità, libertà), ma il destino ultimo dell’umanità non è quello di un’evoluzione convergente verso un unico modello socioculturale e politico. Le vie per realizzare le suddette ambizioni sono molteplici e non devono sempre passare per un compromesso al ribasso.

Il senatore Francesco Palermo e i due presidenti delle province di TN e BZ invocano una forte partecipazione popolare all’iter di formulazione del testo. Ma lo statuto che verrà non sarà eccitanteI cittadini altoatesini presenti stamattina hanno preteso che si garantisse l’assenza di intenti manipolativi e possibili intimidazioni. Si richiede che questo non divenga l’ennesimo escamotage per legittimare populisticamente decisioni già prese altrove e favorevoli a una maggioranza (o a un gruppo etnolinguistico).

Una delle conseguenze di questa scarsa fiducia e trasporto emotivo potrebbe essere la vanificazione del principale obiettivo di questo esercizio consultivo: arrivare a Roma con una proposta che sia il distillato della volontà e passione di una popolazione e che possieda quindi un diverso peso specifico (ignorarla significherebbe dover preventivare decine di “Val di Susa” lungo il principale asse di collegamento italiano con l’Europa centrale).

La riforma dello statuto delle due province resta un grande test di maturità per le popolazioni locali, la cartina al tornasole del grado di consapevolezza raggiunto.

I riti di passaggio dall’adolescenza all’età adulta sono fondamentali per agevolare la presa di coscienza da parte del giovane (o della comunità) del fatto che è giunto il momento di mettere da parte i giochi infantili (prestigio tribale, predominio personale, gloria militare, egemonia economica, ecc.) e dedicarsi agli interessi degli adulti. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino, ma quando sono diventato uomo, anche i miei pensieri sono cresciuti e ho smesso quelle cose tipiche dei bambini.

- Ci limiteremo a un restyling?

- Ripareremo e rinnoveremo un sistema che era adeguato alle esigenze del secolo scorso ma non più a quelle attuali?

- In altre parole, ci accontenteremo di un sistema che si troverà in una situazione in cui la complessità e il tasso di cambiamento esterni tenderanno ad eccedere la sua capacità di adattamento interna (come occasionalmente succede già ora)?

- L’intento è quello di preservare surrettiziamente una società gerarchica, del comando e controllo, della metodolatria, della percezione del futuro come un’estensione lineare del presente, dell’autonomia verso l’esterno che si accompagna all’ingerenza, interferenza e dipendenza verso l’interno, nei rapporti coi cittadini?

- Oppure possiamo anche ragionare sull’opportunità di impiegare l’autonomia per operare una rivoluzione copernicana che faccia emergere cittadini co-creattivi (cooperativi, creativi, protagonisti/leader), in modo tale che il Forum dei 100 sia solo il primo, timido passo di un percorso di maturazione collettiva?

 

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