"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Boris Pahor
Necropoli
Fazi editore, 2008
Campo di concentramento di Natzweiler-Struthof, sui Vosgi. L'uomo che vi arriva, un pomeriggio d'estate insieme a un gruppo di turisti, non è un visitatore qualsiasi: è un ex deportato che a distanza di anni torna nei luoghi dove era stato internato. Subito, di fronte alle baracche e al filo spinato trasformati in museo, il flusso della memoria comincia a scorrere e i ricordi riaffiorano con il loro carico di dolore e di commozione. Ritornano la sofferenza per la fame e il freddo, l'umiliazione per le percorsse e gli insulti, la pena profondissima per quanti, i più, non ce l'hanno fatta.
«...Con questo grande libro Pahor affronta il tortuoso incubo della colpa (quantomeno sentita come tale) del sopravvissuto, di chi è tornato; incubo che tanto sembra aver pesato sul grandissimo Primo Levi, quando diceva che chi è tornato non ha visto veramente a fondo la Gorgone e chi l'ha vista non è tornato...»
dall'introduzione di Claudio Magris
0 commenti all'articolo - torna indietro