"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Se rinascono le frontiere

Brennero

di Gabriele Di Luca *

(15 febbraio 2016) Purtroppo non è andata come molti di noi speravano. Prima data in modo confuso, contraddittorio, allarmato e allarmante, adesso la notizia è che al Brennero, com’è già accaduto a Spielfeld, il piccolo comune al confine tra Austria e Slovenia, verrà allestita una barriera per contenere il flusso dei profughi. Si tratta della rivelazione che straccia un’illusione cullata a lungo. Recuperandone la nobile espressione originaria, risalente al testo del Manifesto di Ventotene redatto da Altiero Spinelli, parliamo ovviamente della “definitiva abolizione della divisione dell’Europa in stati nazionali sovrani”. A ben guardare un processo sempre e solo annunciato, quindi regolarmente smentito soprattutto allorché ci è parso scontato.

In uno dei libri più belli usciti l’anno scorso, dedicato in modo esplicito a capire l’essenza del tempo drammatico che stiamo vivendo, Alessandro Leogrande ha scritto: “Una linea fatta di infiniti punti, infiniti nodi, infiniti attraversamenti. Ogni punto una storia, ogni nodo un pugno di esistenze. Ogni attraversamento una crepa che si apre. È la frontiera. Non è un luogo preciso, piuttosto la moltiplicazione di una serie di luoghi in perenne mutamento, che coincide con la possibilità di finire da una parte o rimanere dall’altra” (La frontiera, Feltrinelli, pag. 40). Questa mobile serie di punti può ondeggiare, avanzare e ritrarsi sul mare davanti a un’isola del Mediterraneo, condannando a morte di migliaia di persone, oppure concentrarsi in una sbarra che torna a calare lungo un confine sbiadito – ma forse sarebbe meglio dire “rimosso”, in senso freudiano – da tempo. Un confine che, se davvero tornerà a chiudersi, riaprirà qui in Sudtirolo anche una ferita mai rimarginata del tutto. L’importante sarebbe comprendere perché ciò accada sempre di nuovo.

In realtà è il pensiero stesso, oggettivandosi, a tracciare differenze che pongono limiti. Essi possono poi essere visti come passaggi o confini, secondo gradi diversi di porosità, ma l’attività stessa del delimitare è sempre alla ricerca di nuovi bastioni. Una politica sagace tenderà ovviamente a rendere una tale dinamica sfumata, mai definitiva e perciò razionale. Chi invece adotterà come criterio del proprio agire il sentimento della paura, della diffidenza o persino del rancore inclinerà alla chiusura e all’esclusione. Interrogato dal quotidiano Dolomiten su quanto sta avvenendo, Elmar Thaler (comandante degli Schützen sudtirolesi) ha risposto: “Se il Tirolo potesse agire di comune accordo, lo steccato lo potremmo mettere ad Ala”. Conservando alte barriere dentro la propria testa, il problema si riduce a dove piazzarle nel mondo.

* da https://sentierinterrotti.wordpress.com/

 

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