"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Il referendum per fermare le trivellazioni alla scadenza delle concessioni non ha raggiunto il quorum necessario del 50% più uno degli aventi diritto, fermandosi a quota 31,2%. E' prevalso l'appello all'astensionismo, nobilitando la diserzione dalle urne e la crescente disaffezione verso la partecipazione. Che il governo Renzi si faccia forte di questo risultato, manifestando disprezzo verso milioni di persone che hanno espresso con il voto la loro opinione e il loro senso civico non fa che approfondire la distanza (certamente la mia) da questa politica.
Per un quadro dettagliato sull'esito del referendum www.repubblica.it/static/speciale/2016/referendum/trivellazioni
Il quesito sul quale i cittadini sono chiamati ad esprimersi riguarda le trivellazioni dei nostri mari. Un tema di forte impatto ambientale ma che investe anche l'idea di modello di sviluppo che pensiamo debba caratterizzare il nostro paese.
Si sa che l'ecosistema marino intorno al nostro paese è particolarmente fragile, che il mare vicino alle trivelle è inquinato da sostanze cancerogene in due casi su tre, che la risorsa ittica è tanto importante quanto limitata, che il petrolio recuperabile è assai limitato e che in Italia le compagnie pagano il 10% di royalties, contro l’80% chiesto da Norvegia e Russia (e che non versano nulla se tirano fuori meno di 20 mila tonnellate di idrocarburi in terra e 50 mila in mare). E dovremmo sapere che prima chiudiamo con il modello fondato sul petrolio e imbocchiamo con decisione la strada delle energie rinnovabili meglio sarà. I cambiamenti climatici non dovrebbero lasciare dubbi.
Il quesito referendario si propone di eliminare la norma che permette alle società petrolifere di estrarre idrocarburi entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza nessuna scadenza. In futuro non potranno più chiedere concessioni, ma ai titoli abilitativi già rilasciati il governo ha tolto la data di scadenza. Questo il quesito: «Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?».
Il 17 aprile il referendum contro la trivellazione dei nostri mari
di Michele Nardelli
(13 marzo 2016) Nei giorni scorsi è stato presentato alla Camera dei Deputati il referendum sulle trivellazioni del mare che si svolgerà il prossimo 17 aprile. Era stata anche avanzata la proposta di abbinare questa consultazione referendaria con quella amministrativa di maggio ma il governo italiano ha deciso diversamente. Su questa richiesta si esprimerà comunque nelle prossime settimane il Tar.
Una scelta, quella di non abbinare le date, che punta ad una sola cosa, evitare che il referendum raggiunga il quorum necessario per la sua validità, il 50% più uno degli aventi diritto. L'esito altrimenti sarebbe pressoché scontato.
E' la prima volta che in Italia si vota per un referendum promosso direttamente dalle Ragioni. Sono stati infatti i Consigli Regionali di Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto ha proporre una serie di quesiti referendari per fermare la trivellazione dei nostri mari e quello su cui si voterà il 17 aprile è l'unico considerato ammissibile dalla Cassazione dei cinque presentati che riguardavano altrettanti aspetti del decreto “Sblocca Italia” che hanno tolto poteri prima riconducibili alle Regioni.
Alle nove Regioni promotrici si affianca il comitato nazionale “Vota Sì per fermare le trivelle“, costituito dalle realtà associative e culturali, delle imprese della green economy, del turismo, dell’agricoltura e del settore del mare.
Il valore politico di questo referendum non sfugge a nessuno. Per il merito del referendum, per la natura politicamente trasversale delle Regioni che l'hanno promosso, per la critica all'attuale modello di sviluppo che esprime, per il valore anticentralistico che assume.
Il 17 aprile è bene andare a votare. Passa parola.
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