"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
«La maledizione di vivere tempi interessanti» (45)
di Michele Nardelli
(23 maggio 2016) Lo scampato pericolo per l'esito del ballottaggio nelle elezioni presidenziali austriache non deve impedirci di riflettere su quel che sta accadendo in questa Europa. In un paese tradizionalmente in bilico fra popolarismo e socialdemocrazia ha rischiato di vincere l'estrema destra antieuropea e xenofoba. Non sarebbe stato il primo caso, ma si poteva aprire una voragine.
Lo scarto finale fra Alexander Van der Bellen e Norbert Hofer è stato di 31.026 voti, indicando una geografia politica che ha colorato di blu gran parte del territorio e di verde solo le maggiori aree urbane. Il conflitto “città/campagna” è solo una delle chiavi di lettura (che peraltro abbiamo già tristemente conosciuto nelle fasi più acute di crisi del progetto politico europeo), cui sembra aggiungersi un'analoga geografia in base alla composizione sociale, al grado di istruzione e da ultimo anche all'espressione del voto di genere. Sarebbe interessante (e preoccupante) immaginare, secondo queste tendenze, la nuova colorazione dell'Europa...
Nelle stesse ore in cui si votava in Austria, anche la città di Bolzano è andata al ballottaggio. Ha vinto il candidato espressione della fragile non-coalizione PD-SVP-Verdi, ma basta osservare l'andamento del voto nei rioni popolari dove il centrodestra ha preso il maggiore consenso (senza dimenticare il 6,2% di Casapound) per comprendere come stia dilagando la geografia della paura.
Prende corpo (e non da ora) una inedita questione sociale che spariglia – rovesciandole – le vecchie rappresentazioni, con una destra attrezzata a cavalcare demagogicamente il disagio e l'insicurezza e una sinistra cui vengono addebitati le forme e i rituali della politica, incapace di una nuova narrazione del presente e di una visione del futuro.
Questa volta è andata per un pugno di voti, probabilmente anche grazie ad una figura come quella di Van der Bellen non assimilata al passato. Ma con l'esclusione che bussa alle porte (e dentro casa) e una politica inchiodata sui paradigmi del Novecento, c'è ben poco per cui esultare.
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