"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Federico Zappini
Riporto qui una breve traccia utile all’intervento introduttivo alla presentazione del libro “I buoni” di Luca Rastello, che si svolge a Trento l’8 luglio 2016 a un anno esatto dalla sua morte. E’ un’introduzione per me particolarmente complessa da imbastire, per tre motivi almeno.
1) Luca Rastello – che io non ho avuto il piacere di conoscere personalmente – non credo avrebbe apprezzato un ricordo retorico della sua attività di scrittore ma ci avrebbe invitato a focalizzare la nostra attenzione e il sempre troppo poco tempo a disposizione sui temi che le sue opere (solo ultima tra molte “I buoni”) continuano a sottoporci anche dopo la sua scomparsa. In maniera ruvida certo, disturbante al limite della provocazione, ma forse proprio per questo motivo con un risultato così efficace e fruttuoso. “La guerra in casa”, “La frontiera addosso”, “Piove all’insu” sono solo alcuni dei suoi lavori che ci interrogano sull’esistente nel tentativo di descrivere un futuro altro, migliore. Risvegliano la nostra sana inquietudine e ci impongono di – citando un bellissimo intervento di Goffredo Fofi – “non essere mai reduci, ma di abitare appieno il proprio tempo”. La prima domanda che dovremmo porci – e la rivolgo per primo me stesso – è se siamo grado di assumerci questo ruolo di curiosi osservatori e animatori del contesto nel quale ci muoviamo, “impegnati a non soffocare mai i dubbi, in primo luogo su noi stessi” e il nostro operato. E’ l’argomento che sottoporrò a Mauro Cereghini all’interno di questa conversazione.
2) C’è poi – venendo al libro che oggi presentiamo – una “difficoltà” specifica e potentissima. Il tema che Rastello affronta è uno di quei tabù che anche il solo nominare produce reazioni scomposte e violente. Accadde appena dopo la pubblicazione, e certamente l’autore ne era consapevole quando sceglieva di non dissimulare nel racconto una certa somiglianza con un’esperienza reale, cioè quella di Libera, Gruppo Abele e del loro leader Don Luigi Ciotti. In quel caso l’operazione più semplice e superficiale fu quella di alzare le difese, di costruire e sostenere l’iconografia del nemico contro il quale scagliarsi. Nella sua risposta (che trovate qui) alla polemica Luca Rastello riesce a rendere ancora più esplicito il suo pensiero, aprendosi a una profondissima narrazione di sé dentro “una fase in cui si fanno i conti con sé stessi e non con la cronaca. Con sé stessi e con ciò che si lascia ai figli”. Figli ai quali Rastello augura di “sfuggire al male connaturato agli umani, che tanto più è pericoloso per i ragazzi che generosamente si espongono in quelle realtà dove l’incontro fra ottime intenzioni, carisma, narcisismo, potere, relazione di aiuto e modello impresa crea una miscela pericolosa e incerti casi letale su cui è bene tenere sempre uno sguardo critico.” “Se volete fare inchiesta – e mi permetto di dire anche politica – , non fatevi fregare dai simboli. Ogni volta che ne trovate uno, imparate a metterlo sotto stress, andate a vedere cosa c’è dietro: cercate di farlo esplodere”. E’ questa la sfida che Luca Rastello suggeriva a ogni corso di formazione e che si ritrova dentro ogni sua attività. Una sfida che non deve venire meno nemmeno quando a essere messa sotto stress è la nostra stessa certezza di essere nel giusto, dell’essere dalla parte nobile e immacolata della Storia. “Il peggior Male è quello che si compie in nome del Bene. In se stesso il Male è solo violenza sui corpi. Motivato col Bene infetta le coscienze.” Questo è il cuore dello stimolo che Rastello ci offre, raccolto da Daniele Giglioli in una puntuale recensione che trovate qui. A Lorenzo Fazio chiedo invece di aiutarci – senza nessun intento di riaprire polemiche ma anzi di concentrarci nel merito dell’argomento – a capire cosa ha significato la pubblicazione di un libro così potente nel suo messaggio e come, insieme a Luca Rastello, hanno deciso di affrontare un tema tanto difficile e contraddittorio.
3) C’è un terzo campo di difficoltà, che corrisponde alla fase storica che stiamo affrontando. Un ammasso informe di avvenimenti, laddove la cronaca – bulimica di breaking news, avara di approfondimenti – sembra volerci togliere il tempo di analizzare, di cercare una lettura complessiva dei fenomeni per descriverne le contromisure più adatte da assumere. La prevalenza di un atteggiamento tifoso (io sto con, io sto contro) unito alla perenne necessità di categorie prive di sfumature (buoni contro cattivi, vittime contro carnefici) ci impedisce oggi di andare davvero alla radice delle contraddizioni che attraversano la nostra società. Le violenze e le persecuzioni, le discriminazione e l’esclusione, le diseguaglianze e lo sfruttamento, le guerre e il terrorismo, le migrazioni e il razzismo. Non siamo di fronte a parole neutre, ma a processi complessi. Ci troviamo quotidianamente a contatto scenari che mettono a dura prova la nostra capacità di orientarci, laddove non decidiamo – e torniamo in questo modo alla tesi che Rastello sostiene – di vivere dentro l’autoassolutoria certezza si essere immuni alla banalità del male, senza rischiare per questo di scadere nella retorica della banalità del bene. Serve invece prendere parte ai conflitti, prendendo coscienza nello stesso tempo del criminale che alberga dentro ognuno di noi, pronto a prendere il sopravvento esplodendo verso l’esterno. Abbiamo bisogno di fare lo sforzo di essere “Un passo più in là” (titolo del documentario presentato nei giorni scorsi sulla storia e figura di Luca Rastello), osservatori e protagonisti di un cambio di paradigma che rinunci a posizioni comode e continui “investigare le tensioni, gli interessi, le brutture e disgrazie e le pochissime grazie” delle comunità che ci stanno attorno.Questa è una riflessione che vuole aprire una conversazione a più voci, necessariamente plurale e aperta, che certo non troverà soluzione nell’ora e mezza che passeremo insieme.
Luca Rastello, I buoni. Chiarelettere, 2014
Per chi volesse approfondire:
http://www.minimaetmoralia.it/wp/sulle-polemiche-seguite-a-i-buoni-di-luca-rastello/
http://www.minimaetmoralia.it/wp/luca-rastello-era-il-migliore/
http://www.internazionale.it/opinione/goffredo-fofi/2015/07/07/luca-rastello-ricordo
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Europa/I-buoni-siamo-noi-151270
http://www.leparoleelecose.it/?p=19634
http://www.museocinema.it/closeup.php?id=1077
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