"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Razi e Soheila Mohebi
(3 agosto 2016) Durante la manifestazione pacifica del 23 luglio in Kabul, oltre 100 persone hanno perso la vita e più di 500 persone sono rimaste gravemente ferite. Erano studenti universitari, laureati e dottorandi, e appartenevano al movimento "enlightenment" ("illuminazione"). In queste righe provo a descrivere il movimento, la sua nascita e le sue speranze…
Dopo la caduta dei Talebani nel 2001, il popolo Hazara ha scelto la via della formazione e dell’educazione per superare la guerra e soprattutto la cultura della belligeranza che fino a quel momento avevano dominato l’intero paese. Dopo la prima conferenza di Bonn del 5 dicembre 2001, gli Hazara hanno percepito e vissuto in uno spazio limitato che comunque permetteva loro di mandare le proprie figlie ed i propri figli a scuola dopo gli anni bui della guerra civile e dei Talebani. Questo spazio ha permesso loro di fondare le prime scuole autofinanziate dai genitori e di mettere in piedi un modello sostenibile di educazione che riuscisse a sopravvivere anche di fronte alle miopie governative e alla precarietà degli aiuti internazionali.
Queste azioni concrete hanno iniziato a dare i primi frutti all’inizio del 2010, quando migliaia di diplomati hanno superato l’esame d’entrata all’università con stupore da parte del governo. Successivamente, per oltrepassare la discriminazione continua e sistematica del potere, laureati e neo laureati sono poi ritornati al paese d’origine per dare vita a decine di università auto-sostenute dagli studenti e dai professori. Oltre a questo dinamismo all’interno del paese, il movimento ha beneficiato anche dell’energia della diaspora Hazara, fenomeno quest’ultimo che conta milioni di individui dall’Australia all’Europa fino al Canada ed agli Stati Uniti. Tutte le persone in giro per il Mondo sono sempre state connesse con la terra natale, e lo sono tutt’ora, tramite i social networks ed i media: in questo modo sono sempre in contatto continuo con la loro nazione, dando così forza intellettuale e finanziaria molto significative per il movimento, oltre a continuare a far parte essi stessi di quest’ultimo.
I giovani studenti afghani d’oggi, una nuova generazione che cerca anch’essa un’altra via oltre a quella della cultura del guerra, hanno dato forma e vita ad un’altra coscienza collettiva che non nutre nella guerra e nella sua espansione le sue ragioni d’essere e di vita. Questo nuovo movimento ha manifestato con atti di nonviolenza e ha ottenuto la solidarietà del popolo attraverso: scioperi degli studenti universitari contro la discriminazione, fondazione del movimento del sorriso “Tabassom” per chiedere la giustizia per i viaggiatori sequestrati e poi uccisi dai Talebani ed infine, la nascita del movimento d’illuminismo ("illuminazione")per chiedere che una linea elettrica passi in territorio hazara, come prevista dal piano principale dell’azienda tedesca Fischer.
Il movimento d’illuminismo è una “coscienza collettiva” che chiama lo Stato alla responsabilità riguardo il proprio popolo e che chiede inoltre, in modo equo, accesso ai servizi e pari opportunità per tutti i cittadini dell’Afghanistan; la novità di questo movimento è la sua richiesta da parte dei cittadini di vivere in una società basata su leggi che riconoscano i diritti e i doveri di tutti.
Dopo pochi mesi dalla sua nascita, il movimento ha organizzato due manifestazioni, il 16 maggio ed il 23 luglio, che hanno visto la partecipazione di centinaia di migliaia di persone a Kabul. Oltre ai vari comitati per l’organizzazione, è stato creato per esempio un comitato per l’ambiente composto da studenti universitari che, durante le grandi manifestazioni, pulivano e raccoglievano le immondizie dalle strade di Kabul, cosa mai vista fino ad ora.
Questa coscienza è arrivata alla consapevolezza che, per poter vivere pacificamente sul Pianeta, noi tutti abbiamo bisogno di relazionarci con gli altri esseri umani, oltre il confine delle religioni e delle etnie. La Terra è unica, limitata, e c’è bisogno di viverla senza discriminazioni e pregiudizi.
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