"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Nei giorni scorsi se ne è andato Fabrizio. Padre Fabrizio Forti, nel suo impegno di uomo attento alle cose del suo tempo e di religioso vicino alla sofferenza degli ultimi, ha percorso il suo itinerario di vita lungo i crinali più impervi dell'esistenza umana. Fra questi, la tragedia della guerra che negli anni '90 sconvolse il cuore dell'Europa. Come ci ricorda Gigio Calzà nel suo saluto a Fabrizio, lo fece con l'intelligenza di chi sa fin dove ci si può spingere nel testimoniare la pace e con la ritrosia di chi non va cercando celebrità perché sa che, in fondo, non ne vale la pena. Con Fabrizio non avevo una particolare frequentazione, ma ogni volta che ci si incontrava scattava fra noi un abbraccio vero. Per questo e per tutto il resto, grazie Fabrizio. (m.n.)
di Luigi (Gigio) Calzà
Vorrei ricordare padre Fabrizio, infaticabile costruttore di pace.
Nel dicembre 1992, nel pieno della guerra nella ex Jugoslavia, partecipò alla Marcia della pace a Sarajevo organizzata dall'associazione “Beati i Costruttori di Pace” assieme a cinquecento pacifisti italiani di cui una quindicina dal Trentino. Fabrizio era uno di loro e con la sua serenità e determinazione riusciva a tenere alta la fiducia nella riuscita di quella che tutti consideravano una pazzia: entrare nella città di Sarajevo assediata per dare un segnale di speranza ai suoi abitanti ed uno scossone all'indifferenza dell'Europa.
Dopo mille difficoltà, decisioni difficili e non pochi rischi riuscimmo ad entrare a Sarajevo a sera inoltrata e senza scorta ONU. Con noi c'era don Tonino Bello, monsignor Bettazzi, qualche raro politico lungimirante e, soprattutto, tanta gente semplice... e tanti giovani.
Ma Fabrizio non era con noi. Era rimasto al check point serbo di Ilidza (a 10 km. dalla città) come garante della nostra iniziativa e delle nostre persone per permettere a noi di entrare a Sarajevo.
Fabrizio era così, un uomo capace di sognare le imprese più grandi, capace di impegnarsi allo spasimo per realizzarle ma anche capace di fermarsi ad un passo dall'obiettivo pur di permettere agli altri di raggiungerlo.
Grazie Fabrizio! Puno hvala. Mir doneba.
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