"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Maurizio Dematteis
Via dalla città
Derive/Approdi, 2017
La terza uscita della nuova collana comunità concrete affronta e tratta il fenomeno sempre più manifesto del «ritorno alla montagna». Ma tale fenomeno va interpretato come un ritorno di neorurali nostalgici del «tempo che fu»? Come quello di frikkettoni o postsessantottini, pronti a rifiutare comodità e servizi per rinchiudersi in un posto da eremiti? Nient’affatto!
Si tratta piuttosto di cittadini che scelgono di vivere in montagna rivendicando a gran voce servizi e comodità. Persone che, per paradosso, nel momento in cui lasciano i centri urbani di pianura per trasferirsi in montagna, riaffermano il diritto alla città, anche nel cuore delle Alpi. Un diritto alla città inteso come civitas, fatta di legami sociali, servizi e istituzioni capaci di offrire ai cittadini, dovunque risiedano, i vantaggi di una vita, per l’appunto, civile.
In montagna, dove fino a poco tempo fa si pensava che la marginalità fosse l’unica cosa certa, qualcosa sta cambiando. Alcuni pionieri hanno cominciato a dare vita a un processo di vera e propria «fuga dalla città». Sono nati progetti di vita innovativi, basati su modelli alternativi di sviluppo nel campo della green economy, con maggiore attenzione alla valorizzazione delle risorse naturali locali. Altri progetti seguono invece i concetti della soft economy basata sulla conoscenza e sull’innovazione, ma anche sull’identità, la storia, la creatività, la qualità.
Un’economia in grado di coniugare coesione sociale e competitività, e di trarre forza dalle comunità e dai territori.
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