"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Aiutiamoli a casa loro?

Miniere di Coltan

«La maledizione di vivere tempi interessanti» (68)

Scrive in questi giorni Ilda Curti, amica di Torino e già assessore comunale in quella città:

«Ho fatto due conti, raga. "Aiutarli a casa loro" costa immensamente di più che "farli venire a casa nostra". Aiutarli a casa loro implica

- rinunciare alla vendita di armi e tecnologia militare ai signori delle guerre "regionali" (l'Italia è il sesto paese al mondo che esporta armi. Significa riconvertire l'industria bellica in altro, ridurre i profitti, etc.)

- smetterla di finanziare classi dir...igenti corrotte ed oligarchie che fanno gli interessi della finanza globale e dei paesi occidentali e delle loro economie e interessi geopolitici (Libia, Afghanistan negli ultimi 40 anni, Sudan, Etiopia, etc. etc.)

- smetterla di sfruttare le risorse naturali dell'area med-africana (petrolio, gas naturale, carbone, stagno, diamanti, uranio, rame, cobalto, piombo, zinco, oro, amianto, cromo, minerali di ferro, Nichel, bauxite). Per intenderci: più della metà delle materie prime dei nostri elettrodomestici vengono da lì;

- prendere atto (e dai che ce la fate) e prendere misure di sistema per affrontare il cambiamento climatico, il processo di desertificazione di immense aree del pianeta, i disastri ambientali. Cause - come le guerre - di fuga e partenze (l'acqua, raga. Se non bevi muori come quando ti bombardano. Solo che per il diritto internazionale sei un emigrato economico, quindi fottiti);

- investire in scuole, ospedali, sviluppo locale, infrastrutture, energia sostenibile e rinnovabile, reti di mobilità sostenibile etc etc. . Qui (anche per attenuare la dipendenza da quelle materie prime in mano agli oligarchi) e là (per consentire una maggiore distribuzione della ricchezza e delle risorse). Qualche F35 in meno e molti ospedali in più;

- combattere l'economia dello sfruttamento di cui godiamo tutti (i pomodori comprati a 1 euro al kilo al mercato chi li raccoglie?);

- aprire canali umanitari che spezzino le gambe ai trafficanti di uomini e alle mafie;

- riformare e dare autorevolezza alle Istituzioni internazionali cedendo un po' di sovranità nazionale. Meno piccole patrie egoiste e più Unione Europea e ONU;

- altro (basta pensarci).

Aiutarli a casa loro vuol dire combattere le ineguaglianze globali. Rinunciando anche a un po' di privilegi nell'essere nati casualmente da questa parte del mondo. Io sono d'accordo. In un mondo così vivrei più volentieri.

Il resto è demagogico, cinico, banale pensiero superficiale. E do atto che le politiche di cooperazione e co-sviluppo di questi ultimi governi italiani sono state lungimiranti. Ma restano ancelle residuali di ciò che servirebbe.

Una volta la sinistra parlava di globalizzazione dei diritti. Dopo il G8 di Genova e le torri gemelle si è smesso di parlarne. Ora viviamo gli effetti di ciò che sarebbe servito allora».

 

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