"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Giovedì 3 maggio 2018 (ore 18.00 - Sala Depero del Palazzo della Provincia) verrà attribuita a Giuseppe Mattei l'Aquila di San Venceslao, il più alto riconoscimento della Presidenza del Consiglio provinciale del Trentino. Un'onorificenza significativa che Beppino Mattei meritava per il suo impegno sociale, civile e politico lungo una traiettoria che lo vide protagonista negli anni '60 e '70 nelle lotte per l'affermazione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori in questa terra.
Si è spesso parlato del Trentino come laboratorio sociale e politico. E proprio all'intelligenza e alla lungimiranza di Beppino Mattei si deve una delle pagine più importanti di questo laboratorio, la costruzione del Sindacato metalmeccanico unitario trentino, quello SMUT che avrebbe anticipato di qualche anno in Trentino la nascita a livello nazionale della FLM, la federazione dei lavoratori metalmeccanici.
Perché Beppino Mattei non è stato solo un eccezionale ed instancabile sindacalista, è stato per la mia generazione un grande maestro. Ho dei ricordi nitidissimi di quando nella sede unitaria di via Vannetti si preparavano le matrici per ciclostili sempre in movimento, delle notti d'inverno passate sui cancelli delle fabbriche a respirare il fumo di vecchi copertoni bruciati, dei comizi che sapeva improvvisare durante i momenti di tensione montando velocemente le trombe che aveva sempre in auto o, ancora, di quel seminario operaio che organizzammo in Val Nambino quando arrivò a piedi al rifugio fra le nebbie di un mattino piovoso (era il 19 luglio 1981).
Vado a rivedere il resoconto di quell'incontro e davvero mi sembra di leggere qualcosa che potrebbe oggi apparirci impensabile ma che, in quegli anni lontani nel tempo, contribuì a formare quel tessuto sociale, culturale e politico che rappresentò le radici di un'anomalia che il Trentino avrebbe conosciuto negli anni successivi.
Beppino Mattei era già stato trasferito a Milano, ma la normalizzazione non aveva di certo piegato il suo spirito indomito. Ci pensò la salute a metterlo a forzato riposo, come se all'improvviso tutta quell'energia fisica e intellettuale si fosse trovata a fare i conti con quel limite che di certo Beppino Mattei nel suo impegno avvolgente non aveva mai nemmeno considerato.
Qualche anno fa si discusse in Consiglio Comunale a Trento di dedicargli una via in quell'area che un tempo fu della Michelin e che ora ospita il quartiere delle Albere. Non se ne fece nulla per la meschinità di chi voleva associare il fermento di quegli anni con la violenza che al contrario prese spazio proprio con il concludersi di quella stagione di partecipazione e di profondi cambiamenti.
Credo che il riconoscimento dell'Aquila di San Venceslao a Giuseppe Mattei possa rappresentare un piccolo/grande risarcimento non solo alla memoria della sua figura ma anche a quella di quanti – protagonisti conosciuti, meno conosciuti o non conosciuti affatto – con Beppino resero possibile un riscatto sociale che sarebbe dovuto diventare patrimonio di un'intera comunità. E che rischia invece di perdersi nell'oblio di un tempo che scivola via, senza passato e senza quella capacità di elaborazione che possa aiutare chi viene dopo di noi ad immaginare un futuro migliore in cui credere.
Il resoconto del seminario in Val Nambino
3 commenti all'articolo - torna indietro