"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Il sogno e il drago

Angelus Novus

Mauro Cereghini, Michele Nardelli

Sicurezza

Edizioni Messaggero, Padova, 2018

di Micaela Bertoldi

Una riflessione a due voci, intrecciate l’una nell’altra senza possibilità di distinzione.

Un tema, la sicurezza, sviluppato all’unisono, all’interno di una spinta a restituire alle parole un significato. Gli autori ne hanno indagato la portata e anche gli scivolamenti semantici imposti dalla convenienza dei tempi, dall’uso politico e stereotipato della parola che fa leva sui timori diffusi.

Un tema/problema, quello della sensazione di non sicurezza, che sembra prevalere ai nostri giorni mettendo dietro alle spalle le grandi tensioni umanitarie e le ideologie forti del secolo scorso, miranti a società più giuste, animate da cittadini all’insegna dell’uguaglianza dei diritti.

Colpisce nel capitolo 3, a proposito di passato che non passa, la sottolineatura del peso dell’orgoglio bianco dei sostenitori di Donald Trump, maggioritari negli stessi Stati che nel 1861 videro la Guerra di Secessione, gli Stati di un’America profonda che si opponeva all’abolizione dello schiavismo. Oggi pare che le popolazioni di quei paesi si riconnettano allo stesso clima conservatore e razzista di quel tempo, decisi a non rinunciare all’uso incondizionato delle armi per ‘difesa’ di interessi privati. Armi che stanno generando vittime in continuazione, accrescendo l’insicurezza anziché garantire tranquillità.

Ci si trova a constatare che le tracce di culture negative presenti in fasi storiche passate tornano alla ribalta, non sono state superate, ma compaiono con configurazione appena modificata.

Ciò che credevamo chiuso, lasciato indietro nelle macerie della Storia, è ancora vivo e germoglia nuovi pericoli. Analoga constatazione vale per i rigurgiti nazisti sempre più emergenti in Germania, specie all’est e nei Paesi ex sovietici. E’ l’onda lunga della Storia, di cui di solito si tende a trascurare il peso. Nell’accorgersi di ciò, ci si stupisce, ma bisognerebbe stupirsi del nostro stupore che, a guardare bene, non è esente da responsabilità.

Infatti ci si è perlopiù cullati nella rassicurante idea della forza dell’Unione europea come garanzia efficace contro la guerra, senza attivare le scelte necessarie di attribuzione all’Europa di poteri democratici, realizzando un’Europa politica.

E i limiti sono venuti a galla negli anni Novanta, quando rimestando nei miti della Storia, nel seicentesimo anniversario della battaglia di Kosovo Polje del 1389, si è rinfocolato l’orgoglio serbo un tempo vittorioso contro gli ottomani e si è precipitati nella nuova guerra dei Balcani.

Molte incaute affermazioni, categoriche, devono far riflettere sul facile errore in cui si cade quando ci si lascia trasportare dal sogno, illudendo che la realtà possa assomigliarvi.

“I have a dream”, la bella fascinosa frase, profetica in bocca a Martin Luther King, è diventata poca cosa nella politica di Obama, rischia di diventare parola vuota quando non si trasforma in programma di azione, in grado di dare corpo ai desideri di un mondo più giusto.



Sconfiggere il drago

“Come si può sfuggire

al drago che insegue

e induce insicurezze?

Per non ingoiarti

esige sottomissione

all’odierna indifferenza.

La tempesta

che ha impigliato le ali

dell’Angelus novus

di Walter Benjamin

scuote

e sconvolge la vista.

Immane si pone lo sforzo

per riemergere in plaghe

di civiltà, ora smarrita.

L’ansia si placa

se acquieti il rancore

e allora vai! Incamminati

con piede leggero

sull’angusto sentiero

della conciliazione

e riconosci i tuoi

e gli altrui errori,

le smodate pretese

nel controllo degli eventi

fino a riscoprirti

minuta presenza nel formicaio

da ricostruire con la costanza,

all’apparenza insensata,

della laboriosa formica

che non agisce da sola

perché sa d’essere parte

di una strategia

grande e complessa

che legittima ogni fatica.

 

Passaggi obbligati

Passaggi. Diversi. Obbligati.

Non esiste scorciatoia comoda.

Dovrai imboccare lo stretto passaggio:

dall’enunciazione prescrittiva dei diritti

alla pratica di relazioni solidali.

E sentirai l’angustia della solitudine

perché se i sogni veleggiano

nell’astratto cielo, i desideri esigono

azione che li tramuti in fatti.

Strada facendo,

molti dovrai convincere

a che nessuno desista

e rinunci alla speranza.

Solo allora il cambio di passo

aprirà nuove vie, e le parole

torneranno a raccontare

storie di civiltà.

Micaela Bertoldi

26 luglio 2018

 

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