"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
La recensione di Stefano Garzaro per il settimanale diocesano torinese "La Voce e il Tempo" del libro Sicurezza
di Stefano Garzaro
I reati in Italia calano, gli omicidi addirittura si dimezzano, ma ogni giorno urliamo la nostra insicurezza, legata non soltanto all’ordine pubblico, ma ad angosce più estese. Di che cosa abbiamo paura? Mauro Cereghini e Michele Nardelli, ricercatori trentini sui temi della pace e della cooperazione internazionale, nel libro «Sicurezza» (Edizioni Messaggero), azzardano una risposta fin dalle prime pagine: ci fa paura quel futuro che abbiamo già compromesso.
Ogni anno, per nutrire il nostro modello di sviluppo occidentale, bruciamo le risorse disponibili già all’inizio di agosto; ciò che consumiamo di lì in avanti lo togliamo ai nostri figli. Pur consapevoli cheil nostro stile di vita è insostenibile, non siamo disposti a rinunciarvi. Ma le risorse necessarie a mantenerlo non bastano per tutti: una parte di umanità dovrà quindi essere ‘sacrificata’, e non si tratterà certo di noi. «Torneremo allo stato di natura, tutti contro tutti?».
Ecco l’insicurezza. Il neoliberismo ha annullato l’idea di solidarietà. Se le risorse non bastano per tutta l’umanità, c’è chi ha iniziato a rivendicare il diritto alla disuguaglianza: prima viene la mia comunità, prima vengo io. Con la mentalità del ‘si salvi chi può’, la Dichiarazione universale dei diritti umani rischia di diventare carta straccia; il passo logico successivo giustifica il sovranismo, il razzismo, i muri. La paura anestetizza il senso comunitario, l’insicurezza crea ansia, rancore, solitudine, stati emotivi che prendono possesso non soltanto dei singoli, ma dell’anima di interi gruppi.
Stiamo vivendo a frammenti la terza guerra mondiale, ammonisce papa Francesco, che nella Laudato si’ accosta gli oltraggi agli ecosistemi ai crimini contro i nostri simili. Se un tempo le ideologie ci illudevano che tutti potevamo essere protagonisti dei destini del mondo, ora ci sentiamo soli (un terzo delle famiglie italiane sono composte da un’unica persona), orfani di obiettivi.
Per di più – rincarano gli autori del libro – abbiamo rinviato un’altra volta i conti con il passato, rinunciando a estirpare le radici velenose del Novecento, il secolo di Auschwitz e di due confl itti mondiali, dei massacri in Ruanda e della guerra nei Balcani. Non ci interessa più studiare la storia, e lo sanno bene gli imprenditori della paura che la riscrivono a modo loro creando e rinnovando angosce, a cominciare dal terrore dell’invasione di nuovi barbari.
Per rimediare a questo disastro non esistono vie facili, non illudiamoci. Occorre inventare un nuovo stile di vita, considerando la natura come sangue del nostro sangue. E poi stimolare pensieri larghi, dalla nonviolenza a un’economia che comprenda anche il dono. Se la paura è frutto di isolamento, ricostruiamo allora legami, creiamo comunità. Recuperiamo gli spazi urbani abbandonati, impiantiamo laboratori per fare il pane assieme, torniamo a frequentare i giardinetti per raccontarci storie e organizzare gare di poesia. E magari diamo vita a incontri spontanei nei nostri quartieri tra generazioni diverse. Sicurezza è stare bene tutti assieme.
Mauro Cereghini, Michele Nardelli
Sicurezza
Edizioni Messaggero, pp. 104, euro 10
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