"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Un nuovo cammino possibile? Un movimento di comunità da attivare…

Berlino, 1989

di Federico Zappini

 

Se incontri lungo il sentiero un altro viandante

chiedigli dove è diretto e non da dove proviene.

Se sarai fortunato percorrerai un pezzo di strada con lui.



Si può sintetizzare così la crisi politica appena ricomposta. Va riconosciuto a PD, M5s e Leu il coraggio di concentrarsi su ciò che potrà essere (se lo si vorrà davvero…) piuttosto che su ciò che è stato. Il futuro che ha il sopravvento sul passato, che pure non si può cancellare. Due solo esempi. Da un lato la cultura ambientalista del Partito Democratico è tutt’altro che monolitica, scontando spesso l’attrazione nei per il cosiddetto “partito del PIL”, rivendicando con orgoglio la categoria – ambigua – del progressismo. Dall’altra la recente esperienza governativa del M5s e del Presidente Conte non si può slegare dalla deriva cattivista che ha trovato il suo principale interprete in Matteo Salvini. Le responsabilità sono di chi la proponeva senza vergogna così come di chi faceva poco, o nulla, per opporvisi.

Detto questo, in pochi giorni, siamo passati dal Governo del cambiamento, e tutto quello che ha rappresentato in termini di tensioni e polarizzazione, al Governo della svolta, accolto con aspettative che appaiono per molti versi eccessive. Aspettative che sono in parte conseguenza di una confusione che permette di virare nel breve volgere del Ferragosto dal rischio di un nuovo ventennio fascista all’imminente dispiegarsi sul territorio italiano di una rivoluzione verde accompagnata da un non meglio definito “nuovo Umanesimo”. Aspettative che, è qui che vuole arrivare questo mio ragionamento, si realizzeranno solo e soltanto se ci si renderà conto che la destinazione del nostro cammino dovrà essere – come mi è capitato di scrivere con Ugo Morelli qualche settimana fa – verso l’originario e l’inedito.

Una serie di indicatori ci dicono che siamo a un nuovo bivio della storia. Estinzione di massa o riprogettazione del Mondo, con in mezzo poche altre sfumature possibili. Siamo passati attraverso un terremoto – la prima scossa è stata la Grande Crisi del 2008 – che ha segnato la fine di una fase e avrebbe dovuto predisporci all’inizio di una nuova. Gramscianamente, mentre il nuovo fatica a emergere, i mostri e il caos nascono e crescono. Ciò che deve esserci chiaro è che dopo il terremoto non ci sarà più permesso di ricostruire la nostra casa nello stesso luogo e con la stessa forma.

Scopriremo presto se il nuovo esecutivo è frutto di tattica o strategia, di calcolo a breve termine o visione. Scopriremo se più potente è stata la paura delle elezioni – dove pure si tornerà per stabilizzare un consenso volatile e umorale – o sia concreta la voglia di aprire la fase costituente di un nuovo scenario politico. Fase quest’ultima che prevederà anche la messa in discussione dei soggetti politici che fino a ora ne hanno caratterizzato la frastagliata geografia.

Non siamo come si ostina a ripetere il ministro Luigi Di Maio in una fase post-ideologica, lì dove tutto si può risolvere armandosi di buonsenso. Siamo di fronte a una realtà complessa che richiede idealità forti, e di politiche conseguenti, che sappiano intercettare non soltanto i bisogni di uomini e donne (che se potessero rimarrebbero nella zona di comfort di benessere che lo slogan “prima noi” descrive perfettamente) ma propongano a essi un’idea diversa di Mondo. Da questo punto di vista i primi cinque titoli, quelli che ribaltano, i paradigmi dovrebbero essere i seguenti. Senso del limite ed ecologia radicale. Lotta alle diseguaglianze economiche e sociali. Sovranità multilivello e interdipendenza: Mondo, Europa e Mediterraneo, autonomie territoriali per un nuovo equilibrio globale. Cittadinanza cosmopolita sulla base di diritti e doveri sociali e civili. Democrazia diffusa: rappresentativa, partecipata, diretta, digitale.

Per concludere. Diffido della speranza. E’ un sentimento che fa riferimento alla Provvidenza. “Io speriamo che me la cavo”. Preferisco la consapevolezza. Non è mai esistito – e mai dovrà esistere – un Governo che cittadini e cittadine debbano far semplicemente lavorare, in attesa di valutarne i risultati. Nella particolare condizione in cui questo Governo nasce (urgenza di riprogettare il Mondo sommata alla debolezza generalizzata dei protagonisti politici in campo) decisivo sarà il contributo di tutti coloro che si muovono fuori e ai margini della Politica istituzionale e organizzata. Associazioni e movimenti, comunità attive e professionisti, singoli e gruppi che non da oggi descrivono e praticano le coordinate di un diverso presente, anticipando –  spesso  inascoltati – quelle strategie trasformative di cui abbiamo bisogno.

Compito di ognuno, nessuno se ne dovrebbe chiamare fuori, sarà quello di stressare il nascente Governo, allo stesso tempo aiutandolo e costringendolo a scelte coraggiose. Lo si dovrà fare presidiando e migliorando alcuni dei dossier che sembrano essere contenuti nella prima, vaga, traccia di programma e sperimentando sui territori (penso anche alle prossime elezioni comunali) forme innovative di attivazione e partecipazione politica che individuino un orizzonte condiviso dentro il quale far convergere pensiero e azione.

Se andrà bene il Conte-bis contribuiremo a qualche passo giusto di un’esperienza che si preannuncia non priva di difficoltà e contraddizioni. Se dovesse fallire, cosa non impossibile, avremo posto le basi – di metodo e di contenuto – per l’alternativa necessaria. Un movimento di comunità generativo che si occupi della Politica prima che sia la Politica a occuparsi di lui. Un nuovo cammino possibile.

da https://pontidivista.wordpress.com

 

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