"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Un ricordo di padre Giorgio Butterini

13 novembre 2010

(26 marzo 2020) Vi propongo un piccolo racconto a partire da questa immagine, in ricordo di padre Giorgio Butterini che poche ore fa ci ha lasciati, anche lui vittima di un virus che ci parla della nostra insostenibile normalità.

Una foto scattata dieci anni fa nell'area archeologica del Sass a Trento, dove si riconoscono Ali Rashid, Padre Giorgio Butterini, Aboulkheir Breigheche e Wajeeh Nuseibeh.

Il 12 e 13 novembre 2010 come Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani invitammo a Trento il custode della Basilica del Santo Sepolcro Wajeeh Nuseibeh. Ultimo di una famiglia palestinese (e musulmana) che dal XIII secolo gestisce l'apertura e, con lo statu quo, la vita del luogo più sacro della cristianità ma insieme anche il più conteso dalle componenti religiose che vi si riconoscono.

Nell'ambito del percorso annuale dedicato al tema della “Cittadinanza Euromediterranea”, quell'invito assumeva un forte significato simbolico, l'incontro di civiltà che sono tali proprio perché in continuo dialogo e uno straordinario esempio di terzietà nella gestione nonviolenta dei conflitti.

In quella circostanza immaginammo che il luogo che più di altri avrebbe potuto ospitare l'incontro con Wajeeh Nuseibeh sarebbe potuto essere il tempio civico della città di Trento, la basilica di San Lorenzo. Così andai a parlare con padre Giorgio Butterini che conoscevo da anni per la sua sensibilità e il suo impegno sui temi della pace e dell'accoglienza. Ovviamente ne intuiva il valore ed era entusiasta dell'idea, ma mi disse che era necessario avere l'autorizzazione da parte dell'arcivescovo di Trento, che allora era Luigi Bressan. L'incontro che ebbi qualche giorno dopo con l'arcivescovo fu proprio da dimenticare.

Non ci perdemmo d'animo e decidemmo di realizzare due momenti diversi, uno presso la splendida biblioteca di San Bernardino dei Frati Francescani in via Venezia (circostanza in cui conobbi Padre Francesco Patton oggi Custode di Terrasanta) ed un secondo il giorno successivo nello spazio archeologico in Piazza Cesare Battisti, lungo la strada romana che allestimmo come luogo di incontro per l'occasione. Alla quale parteciparono il biblista padre Giorgio Butterini, il presidente della comunità islamica del Trentino Alto Adige/Sud Tirolo Aboulkheir Breigheche, l'amico Ali Rashid già rappresentante dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina in Italia e grazie al quale avevo conosciuto qualche anno prima il custode del Santo Sepolcro Wajeeh Nuseibeh, nostro ospite d'eccezione.

L'incontro ebbe per titolo “Nel cuore della storia”, quella del piccolo spazio in cui un centinaio di persone si accomodò sulle antiche pietre della strada romana, quella di una città come Gerusalemme, fra le grandi capitali culturali del mondo antico e moderno, quella di un mare, il Mediterraneo, culla dell'incontro di grandi civiltà.

Padre Giorgio Butterini ricordò in quella circostanza come San Francesco, all’epoca della quinta crociata (1219), partì per raggiungere il Santo Sepolcro, seguendo però una via diversa da quella dei crociati, quella della pace, del dialogo e del confronto. San Francesco chiese di poter parlare con il Sultano che lo accolse benevolmente. Il Sultano – secondo quanto ci riportano le fonti francescane – lo invitò a prolungare la sua presenza nella sua terra e diede ordine che lui e i suoi frati potessero liberamente recarsi al sepolcro di Cristo, senza pagare nessun tributo. Per dire come la via della pace poteva giungere dove non arriva la via della guerra.

Se in quel momento avessimo chiuso gli occhi le parole dei nostri testimoni/relatori avrebbero potuto sovrapporsi le une alle altre in un coro di attenzione, riconoscimento e rispetto, quasi che la terzietà nell'elaborazione di una storia intrecciata di conflitti atroci avesse contaminato – grazie al Santo Sepolcro e al suo custode che l'interpretava con la naturalezza che gli veniva dal compito che proprio la storia ha affidato alla sua famiglia – anche quella strada antica che buona parte dei trentini pur essendo nel suo cuore nemmeno conosce. Un momento magico, reso ancor più affascinante dall'accompagnamento musicale del Trio Turchese (Corrado Bungaro, Helmi M’Hadhbi, John Salins) che ancora porto dentro di me.

Così ti penso, caro Giorgio, per questa e per le tante immagini che ci hai regalato nel tuo percorso di vita e di amore verso l'umanità di cui in tanti, credenti e non credenti, ti siamo profondamente grati. Un ultimo abbraccio. (m.n.)

 

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