"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Il tabù della patrimoniale

Povertà

di Roberto Pinter

(5 dicembre 2020) “Il Covid trascina 5 milioni e mezzo di italiani nel tunnel della povertà” che si aggiungeranno agli 8,8 milioni già certificati. A fronte di questa terribile notizia si registra anche, nell'ultimo anno, l'aumento di 125 miliardi dei depositi bancari!

Cosa vuol dire questo? Che le politiche redistributive e straordinarie attivate dopo il Covid non hanno avuto un effetto equo, visto che sono stati soldi anche a chi non ne aveva bisogno e troppo pochi a chi era in difficoltà. Che con l'epidemia aumentano i poveri e chi sta bene, non potendo spendere o preferendo non investire in questi tempi incerti, aumenta invece la propria ricchezza. Significativo che i grandi ricchi del pianeta abbiano visto in questi mesi un aumento vertiginoso del loro patrimonio finanziario.

Dunque la caduta economica colpisce in modo iniquo, impoverisce chi ha solo il lavoro e arricchisce chi ha i monopoli o vive di rendite.

Sembrerebbe perciò logico che, al pari di quanto è già più volte successo,(le ultime patrimoniali quelle del governo Amato nel 1992), che si finanziasse la ripresa tassando la ricchezza e riducendo le disuguaglianze. Ma logico evidentemente non è se a fronte di una piccolo segnale in direzione di una patrimoniale si è scatenata l'offensiva dei contrari e non solo della destra che da sempre sta dalla parte dei più ricchi (nei fatti più che nelle parole).

La proposta di alcuni parlamentari PD e LeU sostituiva l'imposta sulla casa e il bollo sui conti correnti con una piccola patrimoniale per beni superiori ai 500.000 euro. Non una nuova tassa ma una più equa. Mi sembrava un segnale importante e lo stesso vicesegretario del PD affermava che era giusto parlarne,e infatti altri paesi come la Spagna vanno in questa direzione E invece no, la speranza di chi come me da anni cerca di aprire un dibattito su questo tema anche dentro il PD, ha visto le smentite di parlamentari e ministri.

Ora mi chiedo: perché c'è questa paura? questo tabù anche a sinistra, per cui per non passare per quelli che vogliono più tasse si continua a lasciare che siano i lavoratori e i ceti medi non evasori a pagare per tutti?

Si dice: in un momento di difficoltà non si deve parlare di tasse ma solo di fondi europei e di indebitamento; invece che recuperare le risorse per tamponare gli effetti della crisi prendendole dalle rendite di oggi si preferisce indebitare le nuove generazioni (che già hanno i loro problemi a costruirsi un futuro o una pensione). Trovo questa scelta politica profondamente ingiusta. E mi domando perché?

Perché la politica è così sensibile a difendere la ricchezza e così sorda alle ragioni della giustizia sociale? Perché la ricchezza è potere e capacità di condizionamento delle politiche?

Perché non si riesce ad immaginare uno sviluppo se non lasciandolo a chi già ne gode gli esclusivi benefici? Perché si ha paura che trasferiscano altrove la ricchezza(se glielo lasci fare) ? Per debolezza e ossequio al pensiero dominante? perchè non si sa nemmeno difendere una buona idea come purtroppo a sinistra è sempre più frequente? E si che dovrebbe essere popolare prelevare dal 1% per beneficiarne il 99%!

Ma capisco che se tu non spieghi che vuoi colpire la ricchezza, la gente può pensare che le vuoi tassare anche la casa o la piccola azienda, come peraltro è già successo in Italia quando, a differenza di altri paesi europei, è praticamente sparita la tassa di successione (salvo una piccola aliquota), ma sono rimaste tante imposte che finiscono per colpire solo i redditi medi.

Bisognerebbe partire dal dato reale: è dagli anni '80 che aumentano le disuguaglianze e che il fisco è sempre meno progressivo (nel 1973 c'erano 32 aliquote e si arrivava al 72%, oggi ci sono 5 aliquote e si arriva al 43% colpendo soprattutto il ceto medio e avvantaggiando i redditi più alti). Si tassa sempre il reddito da lavoro, di imprese e dipendenti, e molto meno quello da rendita finanziaria e patrimoniale anche per una serie di tassazioni sul capitale non progressive. Sono aumentate le detrazioni, le elusioni, le evasioni, compensandole con imposte sui consumi che colpiscono ancora una volta i redditi più bassi.

Aggiungiamoci la globalizzazione che ha portato, e non era obbligatorio, una gigantesca creazione di monopoli, altro che mercato, che non pagano tasse se non in misura ridicola e scegliendosi pure il paradiso fiscale che più aggrada.

Il 75% dell'umanità guadagna esattamente quanto l'1,75% dei più ricchi, e solo negli ultimi 20 anni i miliardari italiani hanno visto un aumento della loro ricchezza del 70% mentre le retribuzioni sono scese! Eppure politici e opinionisti gridano allo scandalo se si vuole ridurre questo divario. Naturalmente e ipocritamente si dirà che basta ridurre l'evasione e gli sprechi o amenità del genere.

Perché, in attesa di una riforma fiscale da sempre annunciata e mai praticata, non si dovrebbe iniziare con una imposta sulle grandi società mondiali che non lasci zone franche (e non è vero che non sia possibile), con una imposta progressiva sui grandi patrimoni (perché il reddito si può tenere basso ma solo se si tocca il patrimonio si corregge la distribuzione della ricchezza) e sulle successioni, con il recupero di una vera fiscalità progressiva che alleggerisca il carico sui ceti medi, con l'esenzione di una quota dei redditi da lavoro e con la cancellazione delle mille imposte che colpiscono tutti?

Se ad esempio si decidesse di finanziare un nuovo sistema sanitario o un grande investimento nella scuola e nella formazione proprio attraverso una imposta straordinaria sui grandi patrimoni e sulle grandi eredità, lo capirebbero tutti, anche chi ha paura della patrimoniale pensando ai suoi piccoli averi o a quelli grandi che sogna.

Poi capisco che una patrimoniale non è una panacea e che bisogna mettere mano a tante cose, a partire dall'aggiornamento dei valori immobiliari e dalla creazione di una anagrafe patrimoniale che riconduca tutta la ricchezza (anche fuori dal paese) al soggetto che la possiede. Ma cominciare a parlarne non sarebbe ora?

 

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