"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
«Non è che siccome la sola verità amorosa è quella del cuore,
e non della ragione,
è necessario parlare solo all'immaginazione
e non all'intelligenza»
G.Bianciotto, “Sur le Bestiaire d'Amour”
di Vinicio Capossela
«Il “Bestiario d'Amore” è una delle opere più straordinarie, più ironiche, più immaginifiche che si possano trovare su questa forza misteriosa che trasforma e imbestia le creature umane quando sono sotto l'effetto dell'amore. L'intero meccanismo amoroso è analizzato in maniera scientificamente impossibile. Come un indagatore del moto perpetuo, Fournival prova a codificare le incodificabili ed eppure certissime leggi che governano questa mascherata perenne che è la commedia amorosa. Accanirsi nel musicare un'opera che comincia con una messa al bando del canto è stata un'impresa diversamente bizzarra e inutile, oltre che superstiziosamente pericolosa. Chi canta o ascolta non fa mai una buona fine nel bestiario, che sia il canto della sirena, o quello del cigno, o quello del grillo si finisce sempre per morirne. Forse per questo il poeta, una volta constatato che “il canto poetico conduce alla morte senza procurare alcun beneficio”, rinuncia e affida il suo estremo bando a parole e immagini, perché per mezzo di immagini e parole si possa giungere alla memoria che è “custodia dei tesori che lo spirito umano conquista con l'eccellenza del suo ingegno”. Se cantare è rischioso, più che una canzone ho provato a mettere insieme una specie di racconto musicale in cui ogni creatura viene evocata con sigle melodiche o timbriche, grazie all'opera di Stefano Nanni che ci ha messo l'orchestra, che è pur sempre il più grosso organismo vivente in musica: l'Orcaestra sinfonica, l'essere smisurato in grado di inghiottire l'esperienza della vita e risputarla fuori in forma di emozione. Nel suo emiciclo è finito questo testo prezioso, riassunto e rischiosamente cantato novecento anni dopo, solo per il rinnovato diletto del vedere, udire e ricordare parole che mettano in mostra il bestiario illustrato che siamo. Ora come allora non si è mai così soli e affollati di mostri, come da innamorati. Completano la compagnia di ventura una opertra-copertina musicale e due canzoni ricavate da liriche trobadoriche, a conferma del fatto che l'unica cosa che conta sia l'essere trovati».
Quest'ultimo lavoro di Vinicio Capossela, uscito esattamente un anno fa, prima cioè che la pandemia cambiasse le nostre esistenze, potrebbe sembrare fuori dal tempo. E se pensiamo che è un'adattamento di un'opera del XIII secolo di Richard de Fournival, forse non può essere che così. Eppure credo che non lo sia affatto, perché non solo il meccanismo amoroso, ovvero il nostro rapporto con il prossimo (donna o uomo che sia), ma anche il tema del nostro posto nel mondo, ovvero del rapporto con gli altri esseri viventi e con la natura, è quanto mai cruciale nel riflettere su quel che ci accade in questo passaggio di tempo. (m.n.)
https://www.youtube.com/watch?v=eTOWrFoma6M
Un'intervista di Emanuela Genovese (Avvenire) a Vinicio Capossela
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