"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Vincenzo Calì
In tempi in cui a sbandierate conversioni ecologiche future si accompagnano mega progetti ferroviari presenti, sarebbe utile guardare anche a visioni passate, come quelle ottocentesche del poeta dialettale Bepi Mor: “El nos Trentin l'è fat come a ventala; 'n fora, i ghe fa 'n orlo de contorno per salvarlo 'n tantin da l' “omnia mala”.
Utile esercizio, quello di ricorrere a visioni, per quanti si trovano a vario titolo investiti del compito di salvaguardare l’autonomia territoriale.
Piace pensare che a queste dichiarazioni il poeta sia giunto alla vista dell’assalto subito dal territorio ai suoi tempi: la costruzione a fini militari delle ferrovie avvennero allora senza alcun riguardo alla struttura urbanistica della città di Trento, creando secolari ferite non ancora rimarginate.
Sorge un dubbio: non è che privilegiando il progetto strategico della circonvallazione ferroviaria finiranno alle calende greche i progetti di interramento della ferrovia attuale e della creazione della tramvia, provvedimenti a suo tempo pensati per rimediare all’antica frattura generata dalle austriache ferrovie?
E’ vero che la massima andreottiana del pensar male non ha valore assoluto, ma fossi un amministratore, non correrei il rischio.
Un Consiglio comunale fermo nel richiedere alle Ferrovie una calendarizzazione dei lavori che tenga conto di quanto deciso dalla comunità, non correrebbe il rischio di veder fortemente ridimensionata la partecipazione dei cittadini alle future scadenze elettorali.
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