"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Dialoghi alla ricerca del bandolo della matassa
di Federico Zappini
La Politica è un continuo e mai concluso corpo a corpo con la realtà. Se non te ne occupi - dicono, a ragione - lei si occuperà di te.
E' fin troppo evidente, non serve far riferimento a Foucault e alle sue teorie sulla biopolitica, che le interconnessioni sempre più fitte all'interno del sistema Pianeta (e qualcuno sta ulteriormente allargando il campo con le sue scorribande nello Spazio...) rendono le nostre esistenze sempre più in balia di una complessità che fatichiamo a maneggiare senza spaventarci e di una rapidità evolutiva che accoglie al suo interno tanto la speranza - non troppo ben riposta? - nel progresso e l'incubo (forse eccessivamente narrato...) dell'estinzione di massa.
La materia è incandescente, e a testimoniarlo - al netto, se è possibile, della lunga crisi pandemica - è la crescente instabilità che almeno negli ultimi vent'anni ha segnato il contesto democratico globale. Da un lato secondo la perfetta fotografia proposta da Papa Francesco della "terza guerra mondiale per capitoli" e dall'altro rappresentata dalla generale incapacità da parte delle istituzioni democratiche - di ogni livello e grado - di farsi carico, governadoli, dei molteplici effetti dei cambiamenti in atto.
Vere e proprie linee di faglia che interrogano grandi questioni, siano esse economiche o ambientali, tecnologiche o umanitarie, etiche o culturali. Un'agenda che ad onor del vero non necessita di essere descritta o emendata ulteriormente perché completamente esposta e visibile, resa condivisa non tanto da una comune ideologia o visione ma dalla concretezza degli accadimenti che con sempre maggiore frequenza e intensità producono interferenze dentro le nostre esistenze individuali e collettive.
Ci è chiaro, seppur pieno di ombre e di incongruenze, il contesto. Molto meno lo è il nostro ruolo al suo interno. Da tempo diciamo che i corpi intermedi sono in crisi, eppure gli uomini e le donne cercano ancora di incontrarsi e agire insieme.
Non manchiamo di segnalare le mancanze delle istituzioni ma è innegabile che al loro interno esistano persone che sanno coniugare mirabilmente visione e concretezza, sogno e pratica. Ci preoccupano le inadempienze dei governi e le fragilità degli organi internazionali, ma anche in quei frangenti è possibile individuare processi virtuosi e luoghi che tengono aperti spiragli di opportunità.
Abbiamo bisogno di elefanti. Elefanti - in gruppi sparuti, talvolta completamente isolati ma non per questo privi di energia - che battono la traccia, che provano per primi la strada testandone la solidità e percorribilità. Elefanti che devono essere in grado di equilibrare le emozioni oggi spigolose e affilate, conducendoci passo dopo passo verso una destinazione desiderabile per tutti e tutte, nessun escluso.
E' a questa sfida che la Politica si deve predisporre, perché ogni altra che abbia ambizioni minori ne decreterebbe in partenza la sconfitta.
Il primo appuntamento che aggancio al calendario è con Michele d'Alena e con l'esperienza bolognese della Fondazione Immaginazione Urbana. Partire dall'Immaginazione civica è simbolico perché ci ricordi di come abbiamo assoluto e urgente bisogno di pensare e fare insieme.
Futuro presente Immaginazione civica
Giovedì 23 settembre, ore 21.00
Le Gallerie di Piedicastello, Trento
[alle 20.15 per chi desidera è prevista una visita gratuita alla mostra/esperienza Spettacolo]
L'autore Michele d'Alena dialoga con Anna Benazzoli, Giulia Cutello e Maurizio Napolitano.
«Ho scritto un libro non per costruire un modello da copiare, o di presentare un metodo replicabile meccanicamente. L’idea è condividere una mentalità e delle aspirazioni che si sono tradotte in un approccio, in indicazioni operative per attivare collaborazione e prossimità relazionale all’interno di grandi e piccole organizzazioni complesse, per creare alleanze tra comunità, per favorire decisioni condivise, per salvare, rinforzare, formare l’immaginazione e ricreare fiducia.
L’immaginazione civica non è un “algoritmo” applicabile indifferentemente a ogni contesto: è un modo di concepire la politica e la democrazia, e di costruirle. Non ha bisogno di essere adottata burocraticamente, ma richiede di essere sentita, vissuta, e diffusa. Perché solo a partire dall’immaginazione di tutti e tutte è possibile pensare il cambiamento che può rimodellare il nostro vivere insieme.»
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