"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

O tutti quanti. O nessuno.

L'urlo di Munch

«La maledizione di vivere tempi interessanti» (118)

di Michele Nardelli

Il 15 ottobre 2021 non ha lasciato il segno. Ma se l'introduzione provvisoria del green pass per andare al lavoro non ha creato il caos, le macerie non mancano e ricomporle non sarà facile.

E' vero, i numeri delle persone vaccinate ci descrivono un paese che ha saputo rispondere alla pandemia oltre ogni aspettativa, ma ho l'impressione che qualcosa di profondo si sia rotto. Nelle migliaia di persone che manifestano in nome della propria solitudine sovrana o contro un presunto complotto globale, nella cupezza di una conflittualità spuria dove le categorie sindacalmente più forti decidono di far valere il proprio potere di ricatto (e che ci riporta ad inquietanti passaggi della storia), nel grido “libertà” diffusosi nel mondo intero alla velocità del Covid-19 e che altro non è che l'altra versione del ben più grebe "non nel mio giardino", negli stessi livelli di astensione elettorale...  leggo i segni di un pericoloso  deragliamento sociale.

E ancora. All'interdipendenza – che poi è la realtà di un mondo globale accomunato da un destinmo terrestre – si pensa che la risposta possa essere quella del “si salvi chi può”, dell'esclusione e dello scarto di qualche miliardo di persone destinate all'oblio. Tragica, come la realtà della condizione umana di fronte alle diseguaglianze che la pandemia ha reso ancora più profonde e all'insostenibilità di un modello di sviluppo e di consumi al quale non si vuole rinunciare e che ci sta portando – se le cose non cambieranno radicalmente – all'estinzione della nostra specie.

Cose che ho già scritto e detto sino alla noia, a cominciare dalla necessità di riflettere su come si sia arrivati sin qui. Di come un malinteso concetto di libertà si sia saldato con il sovranismo, quando la sovranità «non è mai stata altro che un'illusione, che per di più può reggersi solo grazie agli strumenti della violenza»1. Nemmeno sfiorati dall'idea che proprio questo sovranismo costituisca il retroterra culturale del rinascere di un moderno fascismo e della terza guerra mondiale in corso.

E che ci rimandano all'urgenza di quel cambio di paradigma rispetto ad un progresso che ci ha illusi che non ci fossero limiti all'agire del genere umano. Dimenticandoci che il limite è connaturato alle nostre stesse esistenze.

1Hannah Arendt, Tra passato e futuro. Garzanti, 1991

 

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