"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

«Il monito della ninfea» a scuola

Foto di Stefano Semenzato

Prende il via mercoledì 2 marzo 2022 a Trento un itinerario formativo attorno al libro “Il monito della ninfea. Vaia, la montagna, il limite”.

 

«... resta pur sempre valido il monito espresso dall’immagine della ninfea

che raddoppia quotidianamente le sue dimensioni,

di modo che, il giorno che precede la copertura dell’intera superficie dello stagno

la metà ne resta ancora scoperta,

per cui quasi nessuno, alla vista di tanto spazio libero,

è portato intimamente a credere all’imminenza della catastrofe.»


Remo Bodei, Limite


Descrizione

Sono trascorsi più di tre anni da quella notte di fine ottobre 2018 quando la furia del vento abbatté 42.500 ettari di bosco e foreste dolomitiche. Si trattò dell'evento di maggior impatto sugli ecosistemi forestali mai avvenuto in Italia, cambiando in questo modo il volto di 494 Comuni, per un territorio complessivo di 2.306.000 ettari spalmati sull'arco alpino orientale. In un contesto nel quale gli avvenimenti si consumano in pochi giorni, a volte in poche ore, il lasso di tempo che ci separa da quel tragico evento può sembrare sufficiente per metterlo in archivio.

Se pensiamo che in questi due anni è accaduto di tutto, non solo il susseguirsi di altri eventi estremi che hanno scosso gli ecosistemi in ogni parte del pianeta ma soprattutto una sindemia che ancora sta devastando la vita di miliardi di persone, il ciclone tropicale Vaia potrebbe oltremodo apparire come un fatto verso il quale non riservare ulteriore attenzione. Questo mettersi le cose alle spalle senza averne colto il monito non va bene.

Allo stesso modo continuiamo a guardare gli avvenimenti come se fossero compartimenti stagni quando invece tutto si tiene. «Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe» scrive Walter Benjamin nel suo Angelus Novus. Un'esortazione che vale anche per questo nostro tempo, che ci dovrebbe aiutare a riconoscere le connessioni fra le cose che accadono e che appaiono solo apparentemente estranee l'una all'altra.

E' quello che Diego Cason e Michele Nardelli hanno cercato di fare con "Il monito della ninfea" (Bertelli editore, 2020) ben prima che la sindemia irrompesse tragicamente nelle nostre esistenze. In questo senso – come scrivono gli autori – Vaia è stato un messaggero.

Nella disamina delle crisi ambientale, climatica, demografica, economica, sociale, alimentare, migratoria e sanitaria che attraversano la nostra “amica fragile” – il pianeta “Terra” – si rileva urgente una diversa chiave interpretativa riconducibile al malinteso rapporto di signoria fra uomo e natura. Una nuova visione che richiede un approccio sistemico capace di andare all'origine delle crisi e non semplicemente di rincorrerne gli effetti spesso catastrofici cui assistiamo.

Oggi di Vaia se ne parla poco. Eppure circa il 50% dei boschi devastati nell'autunno di tre anni fa si trovano ancora nelle condizioni in cui il ciclone tropicale (del tutto inedito per l'area dolomitica) li ha ridotti, impenetrabili e pericolosi persino da accostare. Rinsecchiti dal tempo e senza nemmeno più il fervore delle comunità coinvolte che aveva caratterizzato il lavoro di ripristino delle vie di comunicazione e delle strade forestali.

Con il progressivo degrado del legname a terra, con la caduta di nuove piante rese più fragili registrata con le copiose nevicate dell'inverno scorso, con l'insorgere di problematiche di natura fitosanitaria, assistiamo ad una sorta di onda lunga di Vaia: l'azione del bostrico tipografo (l'insetto che s'insinua sotto la corteccia degli abeti indeboliti, facendoli rinsecchire) la cui proliferazione è cresciuta enormemente nel corso del 2020. L'effetto si vede ad occhio nudo nelle aree ai margini dei boschi colpiti da Vaia.

Il “dopo Vaia” non si è certo concluso e le ripercussioni di quell'evento sulle nostre comunità proseguirà nel tempo. Questo vuol dire che servirà una particolare attenzione verso le nostre comunità montane ed insieme una nuova capacità di farsi carico di un contesto ambientale, sociale ed economico in cambiamento che richiede una nuova visione.

Vaia ci ha posti di fronte ad un messaggio inequivocabile: si è rovesciato il tradizionale rapporto fra tempi storici e tempi biologici. Oggi questi ultimi corrono più veloci e sembrano precipitarci in una condizione inedita che ci impone di cambiare il nostro modo di pensare e di vivere.

Ecco perché comprendere il messaggio di Vaia e con esso le connessioni delle crisi che attraversiamo diventa un'occasione formativa sulla contemporaneità.

L'itinerario formativo

Si prevedono tre incontri di due ore ciascuno per tre classi (una 4ª e due 5ª dell'Istituto Tambosi di Trento) con il seguente svolgimento:

Primo incontro

L'inedito. Un ciclone tropicale nelle Dolomiti.

5ªSB2 marzo dalle ore 9.40 alle ore 11.20

4ªSB 3 marzo dalle ore 14.00 alle ore 15.50

5ªSC24 marzo dalle ore 11.20 alle ore 13.00


Secondo incontro

Il messaggero. Che cosa ci insegna Vaia?

4ªSB 7 marzo dalle ore 8.00 alle ore 9.40

5ªSB 9 marzo dalle 9.40 alle ore 11.20

5ªSC 31 marzo dalle ore 11.20 alle ore 13.00


Terzo incontro

Il dopo Vaia. Un'opportunità

4ªSB 14 marzo dalle ore 8.00 alle ore 9.40

5ªSB 16 marzo dalle ore 9.40 alle ore 11.20

5ªSC 7 aprile dalle ore 11.20 alle ore 13.00


Gli incontri vedranno la presenza degli autori del libro.

L'obiettivo è molteplice:

  • Conoscere gli avvenimenti che hanno segnato e segnano l'ecosistema dolomitico.

  • Riflettere sul rapporto fra uomo e natura.

  • Comprendere come da un avvenimento tragico possa nascere una proposta di new deal per le foreste della regione dolomitica.

 

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