"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Accettare il senso del limite

Jasenovac

L'editoriale apparso dell'edizione di ieri sul Corriere del Trentino

di Ugo Morelli

(9 marzo 2022) Il grande maestro di scuola Mario Lodi aveva scritto nel 1963 un libro che fece epoca sulle possibilità dell’educazione: «C’è speranza se questo accade al Vho». Il Vho è una piccola località vicino a Piadena, dove Lodi insegnava. In quel luogo l’educazione riusciva a creare anno dopo anno cambiamento ed emancipazione, libertà e civiltà.

Vuoi vedere che un’intera epoca dopo e in un mondo totalmente cambiato, forse non in meglio, si apre una speranza, ancora una volta in un luogo? A leggere la lista dei firmatari e sostenitori del documento: «Un Green deal per le foreste dolomitiche. Vaia da sciagura a opportunità», c’è da rimanere positivamente pieni di stupore e speranza per il numero di firmatari e per la loro rappresentatività. Lo stupore è giustificato ancor più dall’importanza, dalla chiarezza e dalla forza del contenuto del documento. Attivato da Michele Nardelli e Walter Nicoletti, il documento assume i luoghi come fondamento per un cambiamento epocale, il cui riferimento non sono solo i luoghi stessi, ma il pianeta su cui viviamo e la nostra vivibilità.

Il ponte a cui il documento aspira, tra locale e planetario, è la via della nostra possibilità per cercare di uscire dall’insostenibilità economica, sociale e ambientale in cui siamo immersi. La rappresentanza dei firmatari si estende dall’associazionismo alle istituzioni; dalla cooperazione alle aziende, fino alla cultura.

Ese la tessitura appena iniziata terrà nel corso del lavoro di confronto già previsto, potrebbe uscirne una prospettiva concreta di cambiamento. Il ciclone extratropicale Vaia, una calamità legata al cambiamento climatico, è concepito, finalmente, come un evento da cui apprendere per cambiare. Condizione per ripensare il futuro della montagna, anche in questo inverno intrappolata tra due crisi strettamente connesse, quella di mancanza di neve e quella pandemica, è riconoscere che ogni possibilità sta nell’accettare e valorizzare il limite.

Già vedere la connessione è importante: è la crisi di vivibilità che sta alla base del cambiamento climatico e della pandemia; basti pensare all’impatto degli allevamenti e alle catene alimentari per rendersene conto. Le possibilità che si profilano prendono corpo nel documento, per esempio riavvicinando le comunità locali alle tematiche inerenti alle foreste e al bosco come beni comuni attraverso la responsabilità attiva della società civile.

Il documento propone un patto per un programma formativo ed educativo incentrato sui temi della sostenibilità ambientale, sulle buone pratiche relative alla selvicoltura naturalistica, sull’alpicoltura e la corretta gestione del patrimonio montano in modo tale da rilanciare l’ambiente dolomitico in tutte le sue componenti.

Si ritiene necessaria una nuova pianificazione per la salvaguardia del territorio, ponendo al centro la biodiversità e la funzione ecologica del bosco, fino alla definizione di nuove aree per l’agricoltura di montagna, che siano in grado di interagire con un turismo naturalistico dell’esperienza.

Il tavolo di lavoro previsto per avviare ed estendere una relazione costruttiva sarà un laboratorio per l’affermazione di una proposta che intende coinvolgere le cinque aree regionali colpite da Vaia.

 

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