"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

La montagna incatenata

Val del Rì

di Roberto Devigili

Un ponte sospeso fra i più lunghi d'Italia e una ferrata nella Val del Rì: anche a Mezzolombardo si spendono risorse pubbliche per quella che il municipio definisce "un’attrattiva turistico-naturalistica alle porte della borgata di valenza provinciale". Ancora una volta, come per lo skiwalk e il ponte tibetano in costruzione nella confinante Mezzocorona è la comunità di valle a fungere da bancomat attingendo al fondo strategico. Costo dell’intervento di Mezzolombardo circa settecentomila euro, quasi un terzo dei duemilioni di euro previsti per le analoghe opere attivate dai cugini – concorrenti di Mezzocorona. Incuriosisce l’enorme disparità nel “prezzo” dei due interventi ma ci saranno sicuramente le relative giustificazioni tecniche…

Il ponte tibetano lungo 130 metri (quello di Mezzocorona ne misura “solo” 120) unirà la località "Toresèla" di Mezzolombardo con la parte superiore del Colle San Pietro. Per il comune sarà … un vero e proprio percorso "sospeso in aria" che si collocherà fra i più lunghi d'Italia, in un contesto paesaggistico e naturalistico unico e spettacolare….

Come noto anche a Mezzocorona si sta “incatenando” un pezzo di montagna. Infatti, a partire dal settembre scorso molti degli abitanti avevano rivolto lo sguardo all’insù, verso il margine superiore della parete rocciosa che incombe sulla borgata, incuriositi dalla piccola colonna di fumo (in realtà di polvere) che si elevava dallo strapiombo e dal continuo, lontano, rumore meccanico. Un grosso trapano scavava nella roccia a oltre ottocento metri di quota!

Era solo l’antipasto dei lavori preannunciati dal cartellone infisso all’uscita della stazione a monte della funivia che collega la borgata con il Monte di Mezzocorona. “Lavori di valorizzazione del patrimonio naturalistico ed ambientale del Monte di Mezzocorona”. Costo delle opere 2.137.730 di euro per la realizzazione di uno skiwalk (una piattaforma di osservazione panoramica) a sbalzo sul vuoto e a qualche centinaio di metri di distanza, la costruzione di un lungo ponte “tibetano” che attraverserà un profondo burrone. Opere che si potrebbero anche definire “americanate” ma che per gli amministratori rotaliani dovrebbero dare sviluppo alle comunità locali. Per realizzare l’appoggio del futuro skiwalk di Mezzocorona è stato necessario pulire (disgaggiare) la parete rocciosa e proteggere poi con reti metalliche la zona del cantiere (a circa 850 metri sul livello del mare). Il sentiero che sale al Monte, grazie alla sua esposizione favorevole ed alla possibilità di utilizzare per il ritorno la piccola funivia è molto frequentato in tutte le stagioni ed è stato sede negli ultimi anni di record del mondo di ascesa nelle ventiquattro ore (per la cronaca ventimila i metri di altitudine raggiunti). Venuti a conoscenza dei lavori solo a cantiere aperto, qualcuno dei molti fruitori (atleti o normali escursionisti) del Monte ha storto il naso ma non si ha notizie di un dissenso diffuso: i pochi critici di cui abbiamo notizia si dichiarano rassegnati visto che “oramai non si può certo più tornare indietro”. Anche a Mezzolombardo, come nella vicina Mezzocorona, le annunciate opere non sembra abbiano sollevato particolari critiche, fatto salvo qualche raro episodio apparso sui social.

Nonostante la sorpresa di molti, le intenzioni dell’amministrazione comunale di Mezzocorona erano note da tempo. Sono anni, almeno otto, che si lavora per portare a casa il progetto. Sulla stampa locale se ne è parlato spesso, in varie occasioni: ricerca del finanziamento, approvazione delle necessarie modifiche urbanistiche, ecc. e numerose sono stati, appunto, i passaggi amministrativi di cui si è avuta pubblica notizia.

A proposito della ricerca dei finanziamenti necessari, il progetto venne messo in lista d’attesa per l’accesso al fondo strategico territoriale gestito dalla Comunità di Valle ed in concorrenza con i progetti e le proposte di vari comuni della Rotaliana. In quell’occasione, era il maggio 2017, a proposito dello skiwalk e del ponte tibetano, il giornale L’Adige parlò di un’idea fantastica per costruire una terrazza panoramica sulla Rotaliana soprattutto per incentivare il turismo dell’intera zona.

Sempre in quell’occasione, in presenza dell’assessore provinciale dell’epoca (Daldoss), dimostrando un’indiscutibile abilità organizzativa , il comune di Mezzocorona riuscì a portare all’interno della riunione pubblica numerosi suoi “partigiani” che al momento di “votare” sui vari progetti, appoggiarono quello dedicato alla “valorizzazione” del Monte.

E’ vero che le preferenze “popolari” espresse in quella riunione avevano un valore solo consultivo e sarebbe toccato, infatti, alla conferenza dei sindaci stabilire le priorità e decidere quale progetto sarebbe stato il primo ad essere finanziato ma tant’è che di lì a qualche tempo vennero stanziati due milioni di euro a favore di skiwalk e ponte tibetano.

Negli anni precedenti l’attivazione del nuovo cantiere sono state spese diverse centinaia di migliaia di euro per migliorare il parcheggio, le stazioni partenza e di arrivo della piccola funivia, gli arredi e la cartellonistica. Incuriosisce e sorprende che i due comuni confinanti non abbiano ancora sotterrato gli storici antagonismi continuando a sfidarsi sullo stesso terreno e che la comunità di valle e soprattutto la provincia, in fin dei conti finanziatore ultimo, accondiscendano a tali comportamenti.

Mesi fa, ma inutilmente, avevamo chiesto alla presidente della SAT centrale, Anna Facchini, se fosse a conoscenza delle iniziative dei due comuni. Viceversa, pur non avendo per oggetto specifico gli interventi dei due comuni rotaliani e nell’ambito di un ragionamento generale, registriamo la presa di posizione del Club Alpino Italiano (CAI), associazione a cui fa riferimento anche la “nostra” SAT. Nella recente lettera ai soci, il nuovo presidente del CAI, Antonio Montani esprime pesanti critiche su questo modello (quello dei ponti tibetani, ecc.!) di utilizzo delle montagne. Nel suo scritto, si chiede tra l’altro Montani: “Siamo sicuri che tendendo ponti tibetani, allestendo panchine giganti e … facciamo un buon servizio alla montagna e a noi stessi?”

 

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