"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Armi e non minareti nella Svizzera postmoderna

minareto

di Tonio Dell'Olio
(da Mosaico dei giorni)

Senza minareti, la Svizzera non avrà qualcosa in più ma semplicemente qualcosa in meno. Le mani e le voci islamiche che si tendono verso il cielo e riportano all'orecchio degli umani il richiamo dell'Unico alla preghiera. Non avrebbero deturpato il paesaggio ma lo avrebbero arricchito. Per la verità a quelli già esistenti in Svizzera è fatto divieto di creare "inquinamento acustico" e pertanto costituiscono soltanto arredo di architettura urbana.

Il divieto di edificare minareti "è un ostacolo sulla via dell'integrazione e del dialogo interreligioso nel mutuo rispetto", afferma la Conferenza dei vescovi svizzeri. È mancanza di riconoscimento dei 400mila svizzeri che professano la religione islamica sui 7,5 milioni di abitanti. La scelta del 57,5% della popolazione offende una democrazia che, quando è forte, non si sente minacciata da una torre. Né le altre fedi intimidite perché sanno esprimersi anche tra i simboli degli altri. Né la cultura e le
tradizioni stravolte dal momento che l'una e l'altra si impreziosiscono nel corso del tempo. È scritto nella vita dei popoli.
Ma pochi lo hanno saputo: lo stesso giorno gli svizzeri hanno votato anche sulla proposta di vietare l'esportazione di armi. Per la terza volta la proposta è stata bocciata. L'anno scorso la Svizzera ha esportato materiale bellico in 72 paesi per un totale di quasi 722 milioni di franchi.
Ma gli svizzeri hanno deciso che i minareti sono più pericolosi delle
armi.

 

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