"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Federico Zappini
Il tempo. I luoghi. Le persone. Sono questi i tre elementi che Francesco Valduga – e con lui l’alleanza che lo sostiene – dovrà saper miscelare facendoli diventare gli ingredienti della campagna elettorale e, in prospettiva, di una strategia di governo. Un esercizio che richiede misura e pazienza, capacità di immaginazione e coinvolgimento e che risulta particolarmente difficile per almeno due motivi in questo momento storico.
Da un lato perchè il funzionamento della partecipazione democratica è inceppato, segnato da tassi di abbandono elevatissimi (quasi il 50% della popolazione non esercita il suo diritto al voto) e da un senso di sfiducia generalizzato rispetto alla possibilità della Politica di incidere, e di incidere positivamente, sui destini delle persone.
Dall’altro – in questo tornano utili le riflessioni di Franco Cassano – perché la sinistra, nella sua interpretazione estensiva, si muove oggi nell’epoca del cambiamento radicale e scomposto del Mondo “senza il vento della storia nelle vele”. All’esaurimento della spinta (dell’illusione?) progressista che ha caratterizzato la seconda parte del Novecento non è corrisposta un’ipotesi alternativa e comprensibile – un orizzonte, si sarebbe detto – ma si allunga pericolosamente l’interregno che sta tra la nostalgia di ciò che è stato e non tornerà e l’incertezza di un futuro che si fatica, tra una crisi e l’altra, a mettere a fuoco.
Il tempo è ORA perché è stretta, strettissima, l’urgenza che deve guidare interventi decisi e coerenti sui punti che la realtà che ci circonda inserisce a forza nell’agenda politica: conversione ecologica di fronte a crisi ambientali sempre più radicali, lotta alle disuguaglianze lì dove l’ingiustizia sociale si allarga, rigenerazione delle basi della cura comunitaria nel momento in cui i fondamentali (casa, sanità, lavoro) vacillano. Il tempo che manca quindi, ma anche il tempo da ritrovare, restituendo ritmi e spazi adeguati al pensiero e all’azione politica che negli ultimi anni si è dimentica troppo spesso del suo ruolo di guida razionale e equilibrata per cittadini e cittadine che vivono il presente nell’incertezza e il futuro con crescente preoccupazione.
Il luogo è QUI, la provincia autonoma di Trento che è contesto geografico e amministrativo più prossimo e che proprio per la sua specialità potrebbe e dovrebbe saper esprimere traiettorie di governo del territorio lungimiranti e generative che si parli di cura delle acque e del suolo o di politiche attive per il lavoro, di sanità pubblica o di gestione del ciclo dei rifiuti, di mobilità o di accessibilità all’istruzione e alla cultura, di cittadinanza inclusiva o di modelli di welfare per le diverse età, di rigenerazione urbana o di economie della montagna. Politiche figlie di un approccio autonomistico che non si accontenta della difesa delle prerogative formali offerte dallo Statuto ma che investe nella progettazione e nello sviluppo del proprio avvenire, riconoscendo nella cornice europea un destino da manutenere e rilanciare e nelle relazioni cooperative con altri – a nord come a sud – il metodo da privilegiare. Una prospettiva questa, che se davvero applicata, allarga immediatamente lo scenario di riferimento, connettendo le comunità locali con il Mondo intero, mai così interconnesso dentro una fase che potremmo definire di riflusso e disordine per la globalizzazione.
Il soggetto di questa stagione infine non può che essere un NOI ampio e aperto, perchè al netto delle leadership (necessarie ma non sufficienti) e della somma algebrica dei partiti e delle liste in campo la sfida che ci attende è quella di riformare comunità politiche in grado di immaginare e agire insieme, sulla base di interpretazioni comuni dei problemi e delle soluzioni, della condivisione generosa di competenze e passione, del desiderio di farsi carico del bene comune e di esserne custodi e animatori. Il percorso programmatico che si apre in questi giorni non ha quindi “solo” il valore di un’operazione ascolto ma rappresenta tanto un appello all’impegno collettivo e al protagonismo diffuso quanto al recupero di una vitalità sociale, culturale e politica che nel territorio trentino negli ultimi anni appare frammentata e stanca, talvolta addirittura assente.
L’Alleanza Democratica Autonomista ha il compito primario di rimettere in moto ogni energia possibile, e lo può fare solo riannodando i fili tra tempo, luoghi e persone. Vasto, ma obbligato, programma. Diamoci da fare.
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