"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
#luttouniversale
Da stamani sono listati a nero i profili social delle Ong impegnate con navi di soccorso nel mar Mediterraneo: Sea-Watch, Open Arms, Medici Senza Frontiere, Emergency, Mediterranea Saving Humans, ResQ, Sos Mediterranee. Tutte hanno proclamato “Lutto universale per i morti in mare”.
L’iniziativa giunge dopo l’ultimo, tragico naufragio di migranti nei pressi di pylos, a poche miglia dalla Grecia, dove le morti accertate sono 78 ma i dispersi potrebbero persino superare i 500.
La richiesta di una missione europea
In una nota congiunta, le ong scrivono: “La tragedia avvenuta pochi giorni fa a poche miglia dalla Grecia è una dellepiù gravi della storia recente delle migrazioni. Per noi questi sono giorni di #luttouniversale. Mettiamo a lutto i nostri profili e vi invitiamo a fare lo stesso. Lo facciamo per chiedere una missione europea di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Per fermare le morti sulla frontiera più letale del mondo”.
Amnesty chiede un'indagine indipendente
Dall’arrivo della notizia del maxi naufragio, si sono moltiplicati appelli dagli organismi della società civile, a partire da Amnesty International, che chiede di fare luce sulle dinamiche della strage: “Siamo di fronte a una tragedia di dimensioni inimmaginabili, e totalmente evitabile. Sollecitiamo un’indagine urgente, approfondita, indipendente e imparziale su cosa abbia causato questa catastrofe e chiediamo assistenza e sostegno per le persone sopravvissute” ha detto Adriana Tidona, ricercatrice di Amnesty sulle migrazioni, aggiungendo: “Ci sono molte domande che necessitano una risposta: perché un’operazione di ricerca e soccorso non è stata lanciata assai prima? Cosa ha provocato il capovolgimento dell’imbarcazione?”
Sant'Egidio: imitare il modello dei corridoi umanitari
La Comunità di Sant’Egidio chiede all’Ue di uscire dal suo “colpevole immobilismo e da logiche di chiusura che non favoriscono l’immigrazione regolare” e di attuare “un “piano speciale” di aiuti e di sviluppo per i paesi di provenienza dei migranti che rischiano la loro vita in viaggi della disperazione più che della speranza”. La Comunità suggerisce poi di applicare il modello dei Corridoi umanitari “che funzionano perché favoriscono l’integrazione”, come i corridoi umanitari, che la nostra Comunità porta avanti insieme a diverse realtà ormai dal 2016, ma è ormai evidente a tutti – istituzioni, mondo delle imprese e famiglie – il bisogno di” e poi di “allargare le possibilità di ingresso per motivi di lavoro, di cui ha bisogno l’Italia come altri paesi europei”.
Arci: Basta esternalizzare, serve programma SAR europeo
Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione di Arci nazionale, sollecita “un programma europeo di ricerca e salvataggio (SAR), uno strumento pubblico che impedisca le stragi”, convinto che “rafforzare i legami con le milizie libiche, rafforzare la cosiddetta guardia costiera, continuare a investire sull’esternalizzazione, come hanno concordato i governi UE, servirà solo ad aumentare il numero dei morti e gli affari dei trafficanti”.
Unicef: gli Stati hanno l'obbligo di proteggere i minori
Infine l’Unicef, denunciando che fino a cento bambini sarebbero rimasti intrappolati nella stiva, secondo i racconti dei sopravvissuti, ammonisce che “in base al diritto internazionale e alla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, i Paesi sono obbligati a proteggere i diritti e il superiore interesse dei bambini“. L’Unicef pertanto domanda “percorsi sicuri e legali per la migrazione e l’asilo nell’Unione Europea, e per operazioni di ricerca e soccorso coordinate che aiutino a prevenire le morti”.
In mare continuano le ricerche
La Guardia costiera greca sta intanto proseguendo le operazioni di ricerca dei dispersi. Lo riferisce la testata locale Ekathimerini, riferendo che resta invariato il bilancio dei superstiti: 104, a fronte di 78 corpi ritrovati.
Isopravvissuti intanto sono stati trasferiti stamani nel centro d’accoglienza di Kalamata a bordo di pullman. Medici, psicologi e operatori sociali della Croce Rossa e altre organizzazioni sono sul posto per prestare assistenza. Molti quelli che cercano informazioni su familiari e amici di cui si sono perse le tracce.
Barca monitorata per 15 ore prima del naufragio
Ancora Ekathimerini rivela ulteriori dettagli sulle dinamiche del naufragio: la Guardia costiera greca ha detto di essere stata allertata dalle autorità italiane ben 15 ore prima del disastro, e di aver monitorato le condizioni del natante per quel lasso di tempo mentre a bordo i migranti avrebbero rifiutato i soccorsi, essendo “intenzionati a raggiungere le coste italiane”. L’ong Alarm Phone però smentisce questa versione, sostenendo che negli ultimi contatti avuti, le persone a bordo “imploravano aiuto”.
Voci sul rimorchio della nave da parte della Guardia Costiera che smentisce
Il portavoce della Guardia costiera Nikos Alexiou all’emittente pubblica Ert ha poi smentito la tesi che ha iniziato a circolare nella serata di ieri, secondo cui il peschereccio si sarebbe ribaltato dopo che la Guardia costiera avrebbe iniziato a rimorchiarlo: “Non c’è stato alcun tentativo di rimorchiare l’imbarcazione”, ha detto.
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