"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Aldo Bonomi
Siamo abituati a guardare alle classifiche basate sulle performance delle imprese champions, o a quelle che rilevano il ranking tra le città in base ai valori immobiliari. Tutte orientate più al competere che a un traino sociale inclusivo. Dopo il dibattito al Festival dell’Economia di Trento sui Piccoli Comuni sono stato in Valchiavenna, dove il coordinamento Alpi di Legambiente ha attribuito le 23 bandiere verdi e le 10 bandiere nere 2024. Più che una classifica è un tentare di fare il punto su un passaggio cruciale: dalla profezia alla visione. Percorrendo territorio nei piccoli comuni, nelle aree interne o montane, per andare oltre l’immagine di territori tristi, apparentemente vinti dai processi di modernizzazione. La profezia dell’Antropocene è ormai (quasi) senso comune, il problema è semmai oggi dare corpo ad un nuovo modello facendo piattaforma ambientale e sociale.
I riconoscimenti sono andati ad iniziative nell’ambito del turismo dolce nelle terre alte (Monti Liguri, Moncenisio, Alta Langa, Alta Valle dell’Orso, Cadore, Alpi Carniche), dell’agricoltura di montagna che tiene assieme prosumerismo (Carnia e Trento), biodiversità (Sud Tirolo), manutenzione ambientale, microfiliere (Donnas, Gressoney, Alpi Bergamasche e Bellunesi), sino alle associazioni fondiarie (Valchiavenna) la Sev (Valtellina) per una economia del territorio; alla mobilità intelligente (Courmayeur), all’economia circolare (Champdepraz) e della rigenerazione urbana (Calalzo) con cooperative di comunità mettendo assieme comuni polvere e terzo settore (sette comuni accompagnati dalla Cooperativa Cramars).
Il gruppo di lavoro coordinato da Vanda Bonardo ha promosso un momento di riflessione e di scambio di esperienze tra i rappresentanti delle diverse realtà associative con gli enti locali provenienti da tutto l’arco alpino ponendo al centro il tema della «comunità in transizione». Viene avanti una consapevolezza di social agent, dell’associazione nata quasi mezzo secolo dal crogiuolo ambientalista degli anni ’80, oltre l’identità di sentinella ambientale. Per passare dalla profezia alla visione il tema non può più essere affrontato solo con i fili d’erba delle oltre 280 bandiere verdi attribuite nel corso di due decenni (2022-2024), che pure rappresentano un bel capitale sociale e reputazionale. Si promuove una politica di alleanze locali per fare comunità di cura larga tenendo assieme le microeconomie fondamentali legate all’ambiente, alla salute, all’istruzione, all’abitare, all’energia. Destino di comunità che dunque, si gioca nella ricerca di un nuovo equilibrio tra i tre pilastri delle vocazioni economiche, delle forme di coesione sociale e dei nuovi legami comunitari, della sostenibilità ambientale. Per fare di una visione un traino sociale inclusivo occorre abbracciare una visione ampia di «ecologia comunitaria» che tenga assieme nuove economie agricole, servizi eco-sistemici, nuove forme del turismo, manifatture leggere e neo-artigianato. Ma anche un welfareadeguato (salute e istruzione in primis, ma anche connettività) ed una mobilità intelligente per evitare il farsi polvere dei comuni dell’abbandono.
Nel suo percorso ventennale la Carovana delle Alpi è cresciuta e si è arricchita di nuovi attori tra i quali spiccano gli enti locali, soggetti del terzo settore e microimprenditoria, all’interno di una geografia delle Alpi “di mezzo” che vede ridisegnarsi il rapporto tra città e montagna. Nella classifica del benessere per fasce di età del Sole 24 Ore troviamo prime tre province alpine: Sondrio per i bambini, Gorizia per i giovani, Trento per gli anziani. Disegnano una smart land nella metromontagna interrogante Torino-Milano e quelli che ipotizzano la megalopoli padana. È in itinere una nuova legge per la montagna che agevoli la forza propulsiva delle comunità locali alpine in transizione. Dando senso ad una visione che partendo dalla centralità alpina in materia ambientale, contamini il divenire delle smart city. La profezia della crisi ecologica tiene assieme nello spazio metromontano città e montagna. In basso ci interroghiamo sulle città in 15 minuti in alto quei fili d’erba segnati dalle bandiere verdi ci indicano un percorso del possibile. Anche per i territori vale l’adagio che «nessuno si salva da solo».
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