"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Da Lamon un forte No alla Diga del Vanoi

Da La voce del nordest

Si è svolta sabato scorso 5 ottobre a Lamon, al confine fra il Trentino e la provincia di Belluno, un'importante e partecipata manifestazione per dar voce ai comitati locali, ai Comuni, alle associazioni, ai partiti e alle singole persone che da mesi sono impegnate nell'opposizione alla realizzazione della Diga del Vanoi.

Qui la cronaca che ne ha fatto TeleBelluno: https://youtu.be/hpE2kQ-Nhu4

A seguire gli interventi di Luigi Casanova per conto di Mountain Wilderness e di Manuela Baldracchi e Giovanna Ceiner, rispettivamente presidenti di Italia Nostra del Trentino e di Belluno.

Ritirare il progetto della diga

E’ vero. L’acqua non è nostra. Ma è anche vero che noi genti delle montagne ne siamo i primi custodi. Per questo motivo non possiamo permettere a chi si presenta come PADRONE, a chi si vorrebbe imporre con la forza delle istituzioni, di sottrarci una risorsa collettiva tanto importante.

Non possiamo permettere a chi ci ha presentato una parvenza di studio di fattibilità di impadronirsi di un bene comune, per poi sprecarlo nell’uso.

Proprio perché noi genti delle montagne non ne siamo comunque padroni, ma gestori, capaci di risparmio, capaci di solidarietà, forti del senso del limite, sappiamo di dover far convivere esigenze diverse nell’uso della risorsa idrica, al Consorzio del Brenta diciamo:

“Ritira la proposta. Apriamo un confronto serio, dove vi presenterete con umiltà, e assieme affrontiamo l’opzione zero alla diga, approfondiamo le tante alternative presenti: meno costose, meno impattanti, capaci di rigenerazione e non distruttive di ambienti naturali. I corsi d’acqua, tutti, hanno diritto di vita completa, di respiro, di dignità, di personalità. I corsi d’acqua sono sempre stati generosi, ci hanno offerto lavori artigianali, ci offrono energia, ricreazione. Se rispettati. Anche oggi i corsi d’acqua, dal Vanoi alla Brenta, ci possono offrire lavori nuovi e stabili. Le nostre proposte alimentano non solo naturalità, ma anche economia, perché tutte debbono essere gestite nel tempo, hanno bisogno di confronto continuo che coinvolga una moltitudine di saperi e intelligenze diverse. Possono dare lavoro a noi in montagna i corsi d’acqua, ma anche a voi in pianura; possiamo, insieme costruire progettualità per la sicurezza di tutti”.

Chi oggi consuma? Chi spreca? In modo pesante la pianura!!! E allora è lì, in pianura che si deve cominciare a intervenire, cambiando l’agricoltura, le produzioni e i metodi di coltivare. Investendo nel risparmio e nella sobrietà. Come del resto dobbiamo fare in montagna.

I nostri progetti costruiscono “cittadinanza terrestre” (Andrea Bariselli), ci permettono di superare visioni particolaristiche, di evitare disarticolazione, conflitti, perché è con le nostre proposte che si costruisce comunità interattiva. Si lavora in una grande famiglia che unisce le esigenze di chi abita le montagne a quelle di chi abita le pianure e i fondovalle.

Perché questo disegno di armonia si consolidi è necessario un passaggio immediato: il ritiro del progetto della diga, sia questa grande o piccola.

Luigi Casanova, Presidente di Mountain Wilderness Italia



Trasparenza e pubblicità del progetto

A proposito di richiesta di momenti di confronto per raggiungere una progettualità condivisa dobbiamo rimarcare, come Sezione trentina e Sezione di Belluno di Italia Nostra, la totale chiusura di qualsiasi spazio che per Legge deve essere dedicato al confronto e alla partecipazione pubblica.

A tutt'oggi, sui territori interessati non si è svolta una vera campagna informativa: il progetto non è stato presentato in assemblee pubbliche, né in Consigli comunali, né in Consigli provinciali (Provincia autonoma di Trento, provincia di Belluno) e nemmeno nelle rispettive Regioni (Trentino Alto Adige e Veneto).

Il progetto, con tutte le sue caratteristiche, implicazioni e conseguenze, non è stato messo a disposizione di cittadini, associazioni, comitati, enti pubblici. Avrebbe dovuto essere presentato dal Consorzio di bonifica del Brenta in accordo con le Province di Belluno e di Trento e i Comuni interessati, ancora in una fase preliminare, in modo da permettere analisi, approfondimenti e anche proposte alternative. In modo da affrontare tutti insieme le possibili soluzioni alternative.

Abbiamo avuto solo 15 giorni di tempo per presentare osservazioni al documento di fattibilità, che oltretutto presentava diverse carenze (l'assenza d'indagini, anche storiche, riferite al sociale e alla morfologia del territorio, adeguate alla complessità della proposta e al contesto nel quale si inserisce) e che quindi necessitava di tempo, di analisi, di valutazioni non immediate. Ora abbiamo un po’ più di tempo.

Ma ciò che più vogliamo mettere in risalto è il metodo sbagliato del processo ideativo e progettuale, che dovrebbe seguire delle fasi concatenate con una certa logica e con una certa gerarchia, mentre sempre più si vede la pubblica amministrazione utilizzare il sistema delle sommatorie di proposte singole, disparate e disperate.

Ciò che manca in questo caso, come peraltro in tanti altri esempi, è la visione d’insieme e a lungo termine. La capacità di programmazione e di analisi delle ricadute.

Che sistema socio-economico vogliamo per queste valli, che tipo di sviluppo, che tipo di VITA?

Dov’è il disegno del territorio? Nei vari PRG questa diga non c’è e nemmeno nei Piani di Comunità. Questi sono gli strumenti che dovrebbero darci la possibilità di vedere come dovrà essere la situazione tra un decennio, ma anche buttare più in là lo sguardo, al decennio successivo e a quello ancora oltre. E così via.

Questi sono gli strumenti che devono saperci dire cosa è corretto fare in un luogo perché ogni azione vada a costituire un tassello di quel disegno complessivo, il solo che ci può assicurare unione di intenti in ciò che proponiamo. Solo con un disegno organico, che ci permetta di distinguere le iniziative capaci di inserirsi armonicamente nel disegno tracciato e di concretizzarlo, potremmo indirizzare le nostre forze, le nostre energie, le nostre possibilità di azione, verso adeguate progettualità del Bene pubblico e collettivo.

Questa diga non è tracciata in alcun documento programmatorio. Quindi non è in armonia con ciò che si può fare sul territorio.

Serve una visione d’insieme condivisa tra le forze politiche, amministrative e sociali. La partecipazione pubblica, ma anche quella di cittadinanza attiva, devono essere garantite, e tendere alla salvaguardia dei beni supremi che abbiamo su questa terra: l’ambiente, con la terra, l’acqua, l’aria.

Italia Nostra Sezione trentina - la Presidente, Manuela Baldracchi

Italia Nostra Belluno - la Presidente, Giovanna Ceiner

 

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